martedì 13 marzo 2018

Il cappio del pareggio di bilancio in Costituzione


C’è una riforma vergognosa che non va dimenticata e, soprattutto, non va dimenticato chi l’ha voluta e perché.

Nel 2012, quando vi era il Governo Monti (il primo dei 4 governi mai votato dagli italiani),  il Parlamento approva una delle riforme costituzionali più vergognose della storia della nostra repubblica: il pareggio di bilancio, cioè l’obbligo dello Stato di pareggiare le entrate e le uscite senza creare deficit economico.


È anche vero che l’obbligo inserito nel nuovo testo dell’art. 81 lascia pure l’ipotesi di un «ricorso all’indebitamento … consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali», ma è anche vero che tale ricorso deve essere adottato con una procedura aggravata e solo al verificarsi di eventi eccezionali. Un modo per indorare la pillola.

La legge venne approvata in soli sei mesi, un periodo di tempo molto breve, se si considera che una legge costituzionale necessita di quattro letture parlamentari e di una pausa di tre mesi tra la seconda e la terza. Ma in tutte e quattro le letture parlamentari il disegno di legge venne approvato a larghissima maggioranza, ricevendo il voto favorevole sia della maggioranza che dell'opposizione. Dato che i voti favorevoli al disegno di legge superarono i due terzi dei membri di entrambi i rami del Parlamento, non fu necessario ricorrere ad un referendum per i cittadini che confermasse la loro volontà (cosa improbabile).

La norma passò nel più totale silenzio, non vi furono dibattiti pubblici, l’informazione televisiva e giornalistica la trascurarono ma purtroppo rappresenta una delle imposizioni più eccessive e vergognose da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia, nata a seguito della crisi sul debito pubblico del 2011.

La legge segue l’altrettanto vergognoso  accordo sul “Fiscal Compact”, siglato dall’Italia (sotto il governo Berlusconi) e dagli altri paesi dell’eurozona nel marzo del 2012, il quale sancisce per sempre l’obbligo del rapporto Debito/PIL al 60% e il divieto di operare in deficit oltre lo 0,5% del PIL.

Una norma suicida per l’Italia che ha attestato del tutto la nostra cessione di sovranità all’Unione Europea (se mai vi fosse stato ancora qualche dubbio).  I nostri sempre patetici politici, senza pensare minimamente a quello che avrebbe significato negli anni a venire per il paese questo maledetto pareggio, hanno firmato in fretta e furia per compiacere l’Unione Europea e ci hanno messo in una spirale che ci lega a tirare la cinghia a vita.

  
 

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