giovedì 27 febbraio 2014

Anche Renzi sa solo tassare



Renzi ha scelto bene i suoi ministri. Il nuovo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan parte subito con le solite vecchie idee: le tasse. Comincia col dire che vuole detassare il lavoro dipendente (sarebbe ora, i soldi si troverebbero se si andasse a cercarli da chi evade) e le imprese ma alla fine arrivano le solite proposte di tassare in maniera esagerata perfino i Bot, uno degli investimenti più utilizzati dalle persone comuni che hanno risparmiato pochi soldi con una vita di lavoro. 
Come se poi tutto ciò che passa per le banche non fosse già abbastanza tassato, solo l’aliquota dello 0,2% su tutti i conti deposito e portafogli titoli è già una vera e propria patrimoniale e per giunta annuale. Inoltre tutte le rendite da investimento sono già tassate a sufficienza ed i risparmi stessi che vengono investiti, se provengono da lavoro o pensione, sono già stati ampiamente decurtati alla fonte di contributi e imposte. Alla fine chiunque passa per le porte del governo, di qualsiasi colore sia, sa fare solo una cosa: portare via soldi a chi ha già pagato troppo, nessuno di loro osa toccare gli evasori o chi porta i soldi all’estero.

sabato 22 febbraio 2014

Età pensionabile e anzianità contributiva, cosa cambia nel 2014

Anno che viene, pensione che trovi. Il gioco di parole può apparire esagerato, ma lo è fino a un certo punto.

Di sicuro non lo è stato per coloro che, il 1° gennaio 2012, hanno dovuto fare i conti con la riforma Fornero e si sono visti spostare in avanti la tappa di uscita di ben sei anni. Ma non lo è – esagerato – neanche per coloro che, il 1° gennaio 2013, si sono trovati a dover mettere nel calcolo altri tre mesi in più per effetto di quel meccanismo automatico che lega l’età pensionabile alla cosiddetta speranza di vita. E allora è lecito domandarsi se dal 1° gennaio 2014 è cambiato ancora qualcosa. Lo diciamo subito: sì, è cambiato ancora più di qualcosa. Proprio sulla scorta della stessa riforma del 2011, l’età pensionabile delle donne lavoratrici private e di quelle autonome (commercianti, artigiane, coltivatrici dirette) salirà rispettivamente a 63 anni e 9 mesi e a 64 anni e 9 mesi, con un salto in avanti di un anno e mezzo e di un anno rispetto al 2013. L’età delle donne dipendenti pubbliche e quella degli uomini dei diversi settori rimarranno, come nel 2013, fissate entrambe a 66 anni e tre mesi. Cresceranno ulteriormente per tutti, invece, i requisiti della cosiddetta pensione anticipata che, introdotta dal riassetto del governo Monti, ha sostituito di fatto la vecchia pensione di anzianità. Ma vediamo in dettaglio cambiamenti e conferme.

La vecchiaia allunga il passo per le donne. Partiamo dalla pensione di vecchiaia classica, quella standard, che riguarda tutti voi che avete cominciato a lavorare prima del 31 dicembre 1995. Avete diritto a questo tipo di prestazione innanzitutto se avete in cascina, a qualsiasi titolo versati o accreditati, contributi previdenziali per almeno venti anni. Ma perché possiate davvero riuscire a prendere il varco verso la pensione, dovrete aver raggiunto anche una certa età anagrafica. L’obiettivo dell’ultima riforma è quello di fissare una soglia uguale per tutti, ma a questo traguardo arriveremo completamente nel 2018, quando la soglia minima uniforme sarà di almeno 66 anni per tutti. Oggi lo è per gli uomini e per le dipendenti pubbliche. E, dunque, dal momento che sono “indietro”, l’età è in crescita innanzitutto per le donne dipendenti del settore privato e per le lavoratrici autonome.

Ma l’età salirà - e questo vale per tutti e si somma agli accennati incrementi della riforma - anche perché dal 2009-2010 è stato introdotto un meccanismo automatico che lega l’età pensionabile alla cosiddetta aspettativa o speranza di vita. Il principio, in fondo, è semplice: a mano a mano che si vivrà più a lungo, si dovrà lavorare anche di più e, di conseguenza, l’asticella del pensionamento si allontanerà nel tempo. Il primo adeguamento è scattato esattamente dal 1° gennaio 2013 ed è stato di tre mesi.

E’ da questo doppio meccanismo che deriva, allora, il quadro delle età per il 2014, un quadro che vede, in particolare, il passaggio dell’età minima da 62 anni e 3 mesi a 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici private e da 63 anni e 9 mesi a 64 anni e 9 mesi per quelle autonome, mentre le soglie restano a 66 anni e tre mesi per tutti gli altri che sono già avanti.

Un mese in più per la pensione anticipata. Dal 1° gennaio 2012 è stata introdotta, nuova di zecca, la cosiddetta pensione anticipata, così chiamata perché permette di lasciare il lavoro prima dei nuovi limiti di età stabiliti per quella di vecchiaia. Ebbene, potrete ottenerla nel 2014 se raggiungerete “almeno” 42 anni e 6 mesi di contributi se siete uomini o 41 anni e 6 mesi se siete donne: un mese in più rispetto al 2013. Basterà, dunque, il “solo” – si fa per dire - requisito contributivo per andare via. E – ricordiamolo - fino al 2017 non si applicherà la penalizzazione sull’importo della pensione stabilita per coloro che puntano a questa prestazione prima di aver toccato i 62 anni.

Pensione di vecchiaia standard

La corsa dell’età pensionabile delle donne
Anno
Età pensionabile
Dipendenti pubbliche       Dipendenti private      Lavoratrici autonome  
2012 66 anni                   62 anni                      63 anni e 6 mesi              
2013 66 anni e 3 mesi     62 anni e 3 mesi         63 anni e 9 mesi
2014 66 anni e 3 mesi     63 anni e 9 mesi         64 anni e 9 mesi
2015 66 anni e 3 mesi     63 anni e 9 mesi         64 anni e 9 mesi  
2016 66 anni e 7 mesi     65 anni e 7 mesi         66 anni e 1 mese
2017 66 anni e 7 mesi     65 anni e 7 mesi         66 anni e 1 mese
2018 66 anni e 7 mesi     66 anni e 7 mesi         66 anni e 7 mesi
Alle età fissate nella riforma sono aggiunti tre mesi dal 2013 per effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Dal 2016 l’adeguamento è stimato in base alle previsioni realizzate dall’Istat nel 2011.

Pensione di vecchiaia standard

2014
Lavoratori dipendenti pubblici e privati e lavoratori autonomi
Età pensionabile      Contributi
66 anni e 3 mesi      20 anni
Lavoratrici dipendenti pubbliche
Età pensionabile      Contributi
66 anni e 3 mesi      20 anni
Lavoratrici dipendenti private
Età pensionabile      Contributi
63 anni e 9 mesi      20 anni
Lavoratrici autonome
Età pensionabile      Contributi
64 anni e 9 mesi      20 anni

Pensione anticipata
Uomini

Lavoratori dipendenti pubblici e privati e lavoratori autonomi
Anno Contributi
2012        42 anni e 1 mese
2013        42 anni e 5 mesi
2014        42 anni e 6 mesi
2015        42 anni e 6 mesi

Pensione anticipata
Donne

Lavoratrici dipendenti pubbliche e private e lavoratrici autonome
Anno Contributi
2012            41 anni e 1 mese
2013            41 anni e 5 mesi          
2014            41 anni e 6 mesi
2015            41 anni e 6 mesi

(fonte: Il Resto del Carlino)

giovedì 20 febbraio 2014

Ma Renzi e Grillo cosa si sono detti??



Ascoltando l’incontro tra Renzi e Grillo e vedendo i commenti che si sono scatenati per uno o per l’altro sulla rete, mi chiedo: ma in fondo questi due cosa si sono detti? Una conversazione così inutile non la farebbero nemmeno dei bambini di 5 anni. Renzi che sembra voler dire ma non dice niente con Beppe che comuqnue non lo lascia parlare. 

Grillo, con il suo solito sproloquio discutibile, ha saputo solo infilare una serie di improperi privi di ogni logica e senso. L’altro, nell’unico momento che apre bocca, lo fa per dire una battuta. A chi giova questa conversazione inutile e vuota? Al paese che attende risposte e proposte concrete sicuramente nulla e non giova ai due contendenti che non troveranno mai un accordo al governo. Sicuramente giova a Berlusconi che se ne sta in silenzio a guardare, tanto sa bene di essere il più furbo e pronto dei tre.

mercoledì 19 febbraio 2014

Previdenza: aumenta l'aliquota per la gestione autonoma

Dal 1° gennaio 2014 1  la contribuzione per gli iscritti alla Gestione Separata INPS
risulta così complessivamente fissata :
Collaboratori e figure
assimilate 

Aliquote  per il 2014

Iscritti non assicurati presso
altre forme pensionistiche
obbligatorie

I. V. S. 28% malattia/maternità/Anf 0,72 totale 28,72%

Pensionati o Iscritti ad altra
forma pensionistica
obbligatoria

I. V. S. 22% malattia/maternità/Anf 0,00 totale 22,00%

Le suddette aliquote contributive devono essere applicate fino al raggiungimento
del massimale di reddito 4  che, per l’anno 2014, è pari a € 100.123,00.
Nulla è modificato in ordine alla ripartizione fra committente e collaboratore (2/3 e
1/3) e fra associante ed associato (55% e 45%).
Il versamento dei contributi deve essere eseguito dal committente, o associante,
entro il giorno 16 del mese successivo a quello di corresponsione del compenso,
mediante il modello F24 (telematico nel caso dei titolari di partita IVA).

I compensi erogati ai collaboratori entro la data del 12 gennaio 2013, riferiti a
prestazioni effettuate entro il 31 dicembre 2013 (c.d. principio di cassa allargato),
sono da assoggettare alle aliquote contributive in vigore nel 2013 5 .

Per   quanto   riguarda   l’accredito   dei   contributi   mensili,   basato   sul  minimale   di
reddito , il minimale da considerare per l’anno 2014 è pari ad € 15.516,00.

Per i professionisti iscritti alla Gestione separata l’onere contributivo è tutto a carico
dei soggetti stessi ed il versamento dei contributi deve essere eseguito, tramite il
modello   F24   telematico,   alle   scadenze   fiscali  previste   per   il   pagamento   delle
imposte sui redditi (saldo 2013, primo acconto 2014 e secondo acconto 2014).
Liberi professionisti

Aliquote  per il 2014

Iscritti non assicurati presso
altre forme pensionistiche
obbligatorie

I. V. S. 27% malattia/maternità/Anf 0,72 totale 27,72%

Pensionati o Iscritti ad altra
forma pensionistica
obbligatoria

I. V. S. 22% malattia/maternità/Anf 0,00 totale 22,00%
Minimale per l’accredito contributivo
Per gli iscritti per i quali il calcolo della contribuzione avviene con l’aliquota del 22%
l’accredito   dell’intero   anno   si   avrà   con   un   contributo   annuo   di   euro  3.413,52,
mentre per gli iscritti per i quali il calcolo della contribuzione avviene con l’aliquota
del  27,72% o del  28,72%  l’accredito dell’intero anno si avrà con un contributo
annuale rispettivamente pari ad euro 4.301,03 (di cui 4.189,32 ai fini pensionistici)
e ad euro 4.456,19 (di cui 4.344,48 ai fini pensionistici).

Qualora alla fine dell’anno il predetto minimale non fosse stato raggiunto, vi sarà
una contrazione dei mesi accreditati in proporzione al contributo versato.

(fonte Unindustria)

martedì 18 febbraio 2014

Ma votare serve ancora a qualcosa?



Vedendo i movimenti di questi giorni al governo e dentro il Pd ci si chiede a cosa servono più le elezioni. 

L’anno scorso siamo andati a votare e ci ritroviamo un Presidente del Consiglio, Enrico Letta, voluto da un Capo dello Stato che sarebbe dovuto decadere finito il suo mandato di sette anni ed invece ce lo troviamo ancora in essere per altri sette. .Ora il Pd, insieme al Capo dello Stato (sempre quello), decide che si deve cambiare il Presidente del Consiglio con il nome di Matteo Renzi che, avrà pur vinto le primarie del suo partito, ma non è stato eletto dai cittadini. 

E questa è la persona che va a discutere la legge elettorale con un condannato per frode fiscale decaduto pure da senatore.   
Tutte queste decisioni che vengono prese alle spalle degli elettori non sono certo segno di quella democrazia che dovrebbe essere il nostro paese come è chiaramente scritto nella nostra Costituzione.

giovedì 13 febbraio 2014

Marco Travaglio ha vinto altre due cause

E' notizia (poco divulgata) che Marco Travaglio ha vinto altre due cause civili.
La cosa non mi stupisce, anzi ne ero sicura. La sua professionalità, serietà e preparazione nello scrivere e parlare non va mai messa in dubbio.
Ne sono felice, lo merita per tutti gli attacchi al quale è soggetto troppo spesso. Ovviamente la notizia non viene data da nessuna parte tranne che nel suo blog sul sito del Fatto Quotidiano.
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Il tempo (almeno lui) è galantuomo di Marco Travaglio
(ilfattoquotidiano.it)
Cari amici,
negli ultimi due giorni ho vinto due cause civili. Nella prima l’ex deputato di Forza Italia Giuseppe Fallica è stato condannato a restituire a Peter Gomez e al sottoscritto 35 mila euro per una vecchia causa del 2001 che avevamo perduto, e con ragione, nei suoi confronti per un errore di omonimia contenuto nel libro “La Repubblica delle banane”. In primo grado il risarcimento che ci fu inflitto fu esorbitante: circa 50mila euro, che dovemmo pagare sull’unghia. In appello la Corte lo ridusse entro limiti più umani (15 mila euro) e dunque Fallica avrebbe dovuto restituirci la differenza. Cosa che incredibilmente non fece mai, per anni e anni. Abbiamo dovuto intentargli una causa apposta per fargli restituire il maltolto. Ora finalmente dovrà farlo.
L’altro processo  si riferisce alla denuncia a suo tempo sporta contro di me e contro l’allora direttore dell’Unità Antonio Padellaro da Susanna Petruni: l’ex inviata e poi conduttrice del Tg1 sosteneva di essere stata diffamata da un mio articolo dedicato alle sue censure (per esempio, a proposito del celebre discorso di B. contro il “kapò” Schulz) e alla sua folgorante carriera nel primo tg della Rai allora diretto da Clemente J. Mimun. In primo grado fui condannato a risarcirle i danni, ora la Corte d’appello mi ha assolto perché avevo detto la verità. Ringrazio gli avvocati Virginia Ripa di Meana e Fabio Pili per aver dimostrato le mie buone ragioni.
Ho deciso di rendere note queste sentenze perché quelle dei gradi precedenti a me sfavorevoli avevano avuto grande risonanza mediatica, mentre qualcosa mi dice che questa volta la scena non si ripeterà.

mercoledì 12 febbraio 2014

Il paese sempre in ritardo



In questo paese si fanno sempre le scoperte in ritardo. Ora si scopre una cosa piuttosto scontata: che Napolitano si era già accordato con Monti per farlo diventare Presidente del Consiglio ben prima che Berlusconi si “dimettesse”. 
 Peccato che nel frattempo Monti abbia fatto un bel po’ di danni a cui ovviamente nessuno pensa di rimediare. 

Ora Prodi, vissuto un po’ troppo in Africa evidentemente negli ultimi anni, scopre che entrare nell’euro non è stata poi questa grande risorsa. 

Cosa che gran parte dei cittadini hanno già capito da tempo. Peccato che sia stato proprio lui che, gonfiando pure i nostri conti e facendoci pagare la “tassa per l’Europa” (restituita poi solo in parte) ci ha fatto entrare nella moneta unica. Ma cercare di vedere le cose in tempo utile per porvi rimedio è impossibile? Spero non si arriverà a scoprire, tra qualche anno, che  i governi B. sono stati i migliori per il paese!!

(pubblicato in parte sul Fatto Quotidiano del 13 febbraio 2014)

lunedì 10 febbraio 2014

Travaglio presenta il libro "Viva il Re!" a Bologna



Venerdì 7 febbraio Marco Travaglio ha presentato il suo ultimo libro “Viva il Re!” (ed.Chiarelettere) alla libreria Ibs di Bologna. Con lui erano presenti Francesca Fagnani (inviata di Servizio Pubblico) ed Elisabetta Gualmini (Professore ordinario di Scienza Politica a Bologna).

Come sempre, quando si tratta del bravo giornalista e scrittore, l’incontro è stato molto interessante.
Travaglio ha ricordato, con la sua splendida ironia, le prese di posizione, soprattutto politiche,  che il Capo dello Stato ha preso e continua a prendere e che esulano completamente dal suo ruolo in un paese democratico. Il suo comportamento è quello di un monarca che vuole comandare sul Parlamento e scegliere chi deve governare, facendo continua campagna elettorale a favore di chi è nelle sue grazie e contro chi non ha la sua approvazione.

 Una persona che è in politica dal 1953, che da Capo dello Stato ha firmato le leggi più vergognose volute da Berlusconi senza battere ciglio e si è fatto rieleggere, cosa mai successa prima.
E, aggiungo io, probabilmente ha molto da nascondere sulla trattativa Stato-mafia visto che, chiamato a testimoniare, cerca di non andare e ha fatto distruggere le intercettazioni con Mancino senza volerne dire il contenuto, pur se non penalmente rilevante.

Nell’incontro Francesca Fagnani si è limitata a fare qualche domanda, invece Elisabetta Gualmini ha fatto alcune considerazioni in disaccordo con Marco. Ad esempio lei vorrebbe abolire il Senato interamente, Marco, giustamente, lo vorrebbe dimezzare perché, visto la classe dirigente indecente che ci ritroviamo, meglio che a decidere del nostro futuro siano due Camere invece che una.

Inoltre la Gualmini diceva che il M5S non è adatto a condurre un paese in quanto sono ragazzi impreparati alla vita politica. Personalmente questo non lo ritengo un difetto ma un pregio, visto dove ci ha portato la classe politica avuta negli anni e di quali elementi è piena. Meglio quindi che questi ragazzi, se pur devono imparare molto (soprattutto nel modo di comunicare), non imparino nulla dalla politica attuale.

La serata si è conclusa con la firma dei tanti libri venduti e le foto di rito.
Mi ha colpito, e lo voglio raccontare, il comportamento meraviglioso di Marco con due persone in sedia a rotelle: una signora che ha denunciato un abuso di potere di un assessore che ha stretto la mano a Travaglio e lui le ha regalato uno dei suoi splendidi sorrisi ed una carezza, l’altro è un ragazzo che ha fatto una foto con lui (sempre disponibilissimo nonostante dovesse scappare per un impegno) che poi l’ho incontrato fuori che stringeva il libro firmato da Marco al petto.

In generale consiglio questo libro, che sto finendo di leggere, per aprire gli occhi su un personaggio ancora troppo stimato (se pur in calo) per i comportamenti contrari alla sua posizione che dovrebbe essere neutrale politicamente e che dovrebbe garantire il bene del paese, non quello dei politici.
Il libro è utile pure per ripercorrere tanti fatti che troppo facilmente dimentichiamo.


domenica 9 febbraio 2014

Il Fatto Quotidiano: arriviamo a 20000 abbonati

OGGI IL FATTO QUOTIDIANO LANCIA UN APPELLO" (che riporto sotto) PER ARRIVARE A 20000 ABBONATI OLTRE AI LETTORI IN EDICOLA. Io qui ho 2000 amici, nel mio gruppo dedicato a Marco Travaglio siamo quasi arrivati a 11000 persone, ci sarà qualcuno che come me abbia voglia di informazione seria, non di parte, documentata e non finanziata con soldi pubblici? Sia chiaro, chi mi conosce sa che io NON ricevo nè soldi nè altro per dire questo (anzi, a volte mi ignorano pure quando gli scrivo, certi loro giornalisti non considerano per nulla i lettori), ma credo che nel panorama editoriale italiano sia importante e necessario un giornale come Il Fatto e per questo lo leggo ogni giorno e lo sostengo come posso.


IL PREZZO DELLA LIBERTÀ 20MILA ABBONAMENTI
di Padellaro, Travaglio e Gomez
Domenica scorsa, citando la bella inchiesta di Davide Vecchi sui finanziatori conosciuti e sconosciuti di Matteo Renzi, Eugenio Scalfari ha scritto su Repubblica (riassumiamo) che il Fatto Quotidiano vuole screditare il leader del Pd dopo essergli stato favorevole “in odio al partito da lui guidato”. Poi il Fondatore, dopo aver confessato che il “voltafaccia” del Fatto gli ha reso improvvisamente “simpatico” il sindaco di Firenze, conclude che i nemici di questo giornale sono da sempre Napolitano, Letta e il Pd perché la nostra linea è: “viva Grillo e abbasso chi gli si oppone”.
Purtroppo per Scalfari (sempre piuttosto sfortunato nelle citazioni) quella stessa mattina il Fatto pubblicava in prima pagina un editoriale dal titolo “Disgustoso e demenziale” dedicato agli insulti contro la presidente della Camera Boldrini ospitati sul blog di Grillo. Ma non è questo il punto. Scalfari, come tutti i giornalisti integrati nel sistema di potere politico-finanziario, attribuisce a noi il metodo che gli è familiare: quello cioè di organizzare il giornale sulla base dello schema amici (da appoggiare)- nemici (da colpire), con la possibilità che i nemici possano diventare amici (e viceversa) sulla base delle convenienze editoriali (o di altra natura) del momento. Il Fatto funziona in un altro modo. Da noi non ci sono amici e nemici su cui modellare opinioni e organizzare campagne di stampa. Da noi esistono prima di tutto le notizie e il resto viene di conseguenza. Quando Renzi, per fare un esempio, ha detto: aboliamo il finanziamento pubblico dei partiti, lo abbiamo apprezzato. Se però la sua nobile intenzione resta lettera morta, dobbiamo per forza criticarlo, ricordandogli che senza tante chiacchiere il M5S ha rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali con un semplice tratto di penna. Del resto non abbiamo mai fatto sconti ai grillini ogni volta che lo meritavano, prendendoci la nostra brava dose di insulti (“Falsi amici”). Per limitarci all’ultimo anno, i fatti del Fatto ci hanno fatto scoprire lo scandalo Montepaschi, gli affari privati del ministro (ora ex) De Girolamo, i sordidi affaristi che prosperano sulle macerie del terremoto aquilano, le dolci vacanze (a spese nostre) del governatore Chiodi. È stato il Fatto ad accendere i riflettori sulla trattativa tra Stato e mafia, a denunciare la forte anomalia delle telefonate di Mancino con Napolitano (di cui siamo i soli a segnalare i molti errori), a promuovere la grande manifestazione di Palermo a sostegno del pm Di Matteo condannato a morte, nel silenzio generale, da Riina.
La scorsa estate è stato il Fatto a raccogliere 450mila firme contro il tentativo (poi fallito) di stravolgere la Costituzione, orchestrato dai saggi quirinalizi tra gli applausi della cosiddetta grande stampa: cioè di quei giornaloni che solo oggi scoprono la pochezza del governo Letta, così come fecero con il sobrio Monti turibolato oltre ogni decenza, salvo poi ammettere con il suo “rigore” stava distruggendo anche i resti dell’economia italiana. Ma noi in quel coro non ci siamo mai stati, tirandoci addosso moniti e fulmini dagli alti colli. Non sono inutili vanterie, così come non è vittimismo ricordare che il prezzo della libertà può essere salato, soprattutto per una testata che non prende un euro di denaro pubblico e non può certo contare sugli introiti pubblicitari. Ci siamo fatti molti nemici e cresce ogni giorno il peso delle cause civili milionarie, anche se quasi sempre pretestuose. Ma i nostri amici sono molti, molti di più. Chi ci legge, chi ci sostiene, chi ci sta vicino. Oggi il Fatto è una grande comunità che ruota attorno al giornale che state sfogliando, al sito web ormai stabilmente al vertice dell’informazione digitale, ai social network che rilanciano le nostre notizie e opinioni. La libertà costa, ma neanche troppo. Oltre ai lettori che ogni giorno chiedono il Fatto in edicola, ci bastano 20mila abbonamenti. Siamo già a buon punto, ma occorre ancora uno sforzo. Facciamolo tutti insieme. Grazie.

mercoledì 5 febbraio 2014

Da oggi compensazione crediti Pa e debiti fiscali


Finalmente un piccolo passo avanti per aiutare le imprese che hanno contratto dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione. Infatti, da domani, diventa operativo il decreto sui debiti della pubblica amministrazione - approvato dal governo Monti - per quanto concerne le compensazioni tra i crediti con la P.a. e gli accertamenti fiscali. Provvedimento che, per il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni «dà ossigeno e va incontro alle esigenze delle imprese e si inserisce nello sforzo complessivo del governo di sanare i debiti delle pubbliche amministrazioni».
Un atto dovuto, visto che – come sottolinea la CGIA di Mestre - nel 2013 il numero dei fallimenti registrati in Italia ha superato quota 14.200, determinati: «Oltre agli effetti della crisi economica a dare un contributo all’impennata dei fallimenti hanno sicuramente contribuito anche il ritardo dei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione (Pa) , l’incremento del livello di tassazione e la contrazione nell’erogazione del credito praticata dalle banche», puntualizza il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi.
 Il segretario della CGIA prosegue aggiungendo: «Nonostante nell’ultimo anno lo Stato abbia erogato oltre 20 miliardi di euro e i tempi di pagamento della nostra Pa siano scesi di 10 giorni, rimaniamo i peggiori pagatori d’Europa: in Italia il saldo fattura avviene mediamente dopo 170 giorni, contro una media Ue di 61. Nel 2013 la pressione fiscale ha raggiunto il suo record storico, 44,3%, un livello mai toccato in passato. Infine, tra novembre 2012 e lo stesso mese del 2013, i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti di 60,5 miliardi di euro, pari ad una contrazione del 6,2%».

 Tuttavia, è anche da evidenziare quanto detto da Saccomani: «Quello dei debiti commerciali è del resto un problema accumulatosi «mese dopo mese negli anni passati, al quale il governo ha dato risposte celeri e concrete, aiutando gli enti locali a pagare debiti al ritmo di più di 3 miliardi al mese da giugno a dicembre 2013».
Così, le imprese potranno compensare i crediti al posto di debiti fiscali. Questo sarà possibile grazie al fatto che l’Agenzia delle Entrate ha introdotto – attraverso una risoluzione - il codice tributo che consente di utilizzare in un modo nuovo i crediti «certificati», che i contribuenti vantano nei confronti delle amministrazioni pubbliche. Per poter effettuare ciò, si dovrà utilizzare un apposito modello F24, che «permetterà al contribuente di pagare i debiti derivati da istituti definitori della pretesa tributaria e deflativi del contenzioso».
Tuttavia, per poter accedere a tale procedure, è necessario che: «i crediti devono essere certificati dalla piattaforma, non essere già stati pagati dalla P.a., né impiegati per le altre finalità consentite dalla legge, inoltre la certificazione deve riportare la data di pagamento del credito certificato».

(foto: studiodebiti.it)

martedì 4 febbraio 2014

Travaglio e l'elenco degli insulti ai grillini




Marco Travaglio ha dedicato ben due pagine del Fatto di oggi  4 febbraio (che ho saltato completamente) ad elencare tutte le offese che si sono presi i grillini. Lui ha ragione ma non mi pare questa possa essere una giustificazione per loro di abbassarsi allo stesso livello (e forse dovrebbe fare alcune pagine per ricordare anche gli insulti di Grillo agli altri che non sono mancati negli anni).  

Si continua a perdere tempo e risorse per inseguire l’insulto o la provocazione più grossa.
 
Condivido l'articolo di Padellaro sul Fatto di sabato 1 febbraio. Purtroppo spesso i grillini hanno ragione nel merito ma sbagliano il metodo. Sono ragazzi seri, volonterosi, onesti che devono imparare a non perdersi in insulti e bassezze dando modo a giornali e tv di farsi attaccare più di quello che già che non avviene. Sono gli unici che lottano per il bene del paese ma perdersi in provocazioni sterili come quella nel blog di Grillo sulla Boldrini non fa bene alla loro credibilità. Devono concentrarsi sugli obiettivi, discutere senza offendere, fare giusta opposizione e votare nel modo che ritengono corretto. E’chiaro che il comportamento alla Camera della Boldrini è un attentato alla democrazia ed alla Costituzione, ma così facendo i grillini hanno attirato l’attenzione solo sul loro comportamento e non sul vergognoso decreto che è passato alla Camera per l’ennesimo regalo fatto alle banche.

Anche concentrarsi sull'impeachment contro il Capo dello Stato, sapendo già che sarà nullo, non fa l'interesse del Paese.
Non bastano più i segnali di disaccordo, servono i fatti concreti.

(pubblicato in parte sul Fatto Quotidiano del 7 febbraio 2014)

Lettera a Iacona per la poca considerazione dell'Emilia

Buongiorno,
da emiliana sono rimasta molto delusa dalla sua puntata di ieri sera. Non perchè gli argomenti non fossero interessanti, lo sono sempre e ritengo la sua trasmissione d'inchiesta la migliore in assoluto tra tutti i vari programmi, talkshow, ecc. Ed è l'unica che guardo.

Ma ieri sera, dietro la sua "promessa" di parlare finalmente  dell'Emilia ho anche avvisato persone di guardare la puntata ed alla fine, nonostante lei lo abbia detto pure all'inizio della trasmissione, la parte dedicata all'Emilia è stata scarna, debole e trasmessa tardi per pochi minuti.

Capisco che noi qui siamo più virtuosi, ci arrangiamo (per forza...ci ignorano pure giornali e tv...), che abbiamo meno corruzione (per fortuna) e non ci adagiamo, ma essere bravi evidentemente non paga perchè si viene poi ignorati.

Grazie comunque per quel poco trasmesso...
Saluti.

Aggiornamento delle ore 9,40: l'unica nota positiva è che, diversametne da quasi tutti gli altri giornalisti, il Sig. Iacona mi ha risposto subito dicendo di aver trasmesso "ben" 25 minuti sull'Emilia, secondo lui nell'orario dove più gente lo gaurda (mah...i tanti anziani non credo proprio...). 
Non cambio idea su quanto scritto ma dò atto a Iacona di essere corretto.