mercoledì 30 luglio 2014

Governo inconcludente e delegittimato



In questa estate, che di estate ha ben poco sia per il tempo che per le tante persone che non possono andare in vacanza, il governo con Renzi al comando (e B. dietro le quinte) continua a discutere sulla vergognosa riforma del Senato e sull’ignobile cambio della Costituzione, temi che servono solo a chi è alla guida del paese per potersi ancora più arroccare nei palazzi del potere per tenersi i propri privilegi e ben salda la propria impunità. 

Ma argomenti che non servono al paese, non migliorano i rapporti con il resto dell’Europa e non sono fruttuosi per ricreare lavoro ed uscire dalla crisi in cui il paese ristagna da troppo tempo ed in cui sprofonda sempre più in una spirale senza fine. 

Questo governo non eletto dai cittadini si fa forte di una maggioranza (che non è tale se si considerano i non votanti) presa nelle elezioni europee con promesse non mantenute (tranne i famosi 80 euro trovati tassando una volta di più i risparmi) che non dovrebbe avere nessun valore senza elezioni nazionali. 

Da quasi tre anni, con la complicità del Capo dello Stato, si susseguono governi delegittimati persino dalla Corte Costituzionale che si permettono di prendere decisioni fondamentali per il nostro presente e futuro senza che nessuno di chi ha ancora il diritto di farlo li abbia autorizzati.

(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 31 luglio 2014)

domenica 27 luglio 2014

Marco Travaglio vince la causa con Fininvest!

Con grande soddisfazione prendo atto ed informo che Marco Travaglio ha vinto l'ennesima causa con Berlusconi e contro la Fininvest. 
Questo dimostra una volta di più che questo giornalista con le palle (non è fine ma è vero) scrive sempre con cognizione di causa, è attendibile, chiaro, preciso, onesto oltre che coraggioso.
Riporto con orgoglio nel mio blog  quindi, per tutto il sostegno che dò sempre al suo lavoro, l'articolo del Fatto Quotidiano che dà la notizia e l'articolo oggetto della causa.


 "Fininvest pagò Cosa nostra per 20 anni”--24 luglio 2014

Si può scrivere, senza timore di condanne per diffamazione, che Fedele Confalonieri e il gruppo Fininvest andrebbero espulsi dalla Confindustria per aver pagato per anni Cosa nostra. L’ha stabilito il giudice civile di Roma Cecilia Pratesi, respingendo la richiesta di danni avanzata dal presidente del Biscione nei confronti del direttore dell’Espresso Bruno Manfellotto e di Marco Travaglio per un articolo firmato da quest’ultimo nel 2010, dal titolo: “Fininvest, pizzo impunito” .

Nella sua rubrica “Carta canta”, il condirettore del Fatto partiva dalla condanna in appello per mafia di Marcello Dell’Utri, là dove i giudici scrivevano che Berlusconi “pagò ingenti somme di denaro a Cosa nostra in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari” e poi alle sue tv per almeno vent’anni, “fino al 1992... pochi mesi prima della strage di Capaci”. E osservava che “tra i massimi dirigenti della Fininvest che effettuava i pagamenti c’era Fedele Confalonieri”, membro e dirigente (non vicepresidente, come erroneamente indicato nell’articolo) di Confindustria: la stessa che espelle gli associati che pagano il pizzo alla mafia e non denunciano l’estorsione.
“Una norma coraggiosa – osservava Travaglio – anche perché chi cede al racket è vittima di estorsione e non commette reati. Ma questo è proprio quanto hanno accertato i giudici su Berlusconi e la Fininvest: è ‘inconfutabilmente provato’ che il Cavaliere aveva fatto ‘una scelta ben precisa... pagare piuttosto che denunciare’”. E domandava: “Che aspetta Confindustria a mettere alla porta il gruppo Fininvest e magari anche Confalonieri?”.


Parole “denigratorie” e “diffamatorie”, secondo Confalonieri. Ma non secondo il Tribunale: “Il fatto può definirsi storico... Per un lungo arco temporale, dalla metà degli anni 70 fino a circa il ventennio successivo, Silvio Berlusconi , per tutelarsi dalla minaccia mafiosa che aveva attinto i suoi stessi familiari, abbia scelto di effettuare dei versamenti periodici in favore di Cosa nostra, operati anche tramite le proprie aziende, tra cui la Fininvest, della quale Confalonieri era ed è il presidente”.


Ed è “investito, in virtù della propria carica, della responsabilità delle operazioni poste in essere da Fininvest o con denaro Fininvest”. Dunque l’articolo non contiene nulla di “offensivo” né “elementi di falsità”: solo “una manifestazione del diritto di critica pienamente legittima ed esprime il punto di vista dell’autore su tali accadimenti, connotato da estremo rigore in merito a quello che – stando alla sentenza – poteva legittimamente essere letto come un obiettivo difetto di coerenza dell’autogoverno in Confindustria”, visto che “la critica di Travaglio denuncia un sistema che non adotterebbe il medesimo rigore nei confronti di imprenditori di diverso ‘peso’, quali da un lato i piccoli imprenditori espulsi da Confindustria per aver pagato il pizzo, e dall’altro della caratura di Fininvest”.
Conclude il giudice: “Le pubblicazioni contestate sono state espressione legittima dei diritti di cronaca e critica..., peraltro esercitati nel sospetto del canone detto della continenza, giacché in nessun passaggio del testo in esame sono rinvenibili espressioni gratuitamente offensive o ingiuriose o esorbitanti dalla legittima manifestazione del diritto di opinione dell’autore”.


Perciò il Tribunale ha assolto Travaglio e il direttore dell’Espresso (difesi dallo studio Ripa di Meana), rigettando la richiesta di risarcimento. Sarà Confalonieri a metter mano al portafogli: il giudice l’ha condannato a rifondere ai giornalisti 5.400 euro di spese legali.

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L'articolo oggetto della causa:
Fininvest, pizzo impunito-Marco Travaglio-L'Espresso-2 dicembre 2010

Confindustria ha un codice che prevede l'espulsione delle imprese che pagano la malavita organizzata. Una sentenza d'appello stabilisce che l'azienda del premier l'ha fatto. Eppure..

Secondo la Corte d'appello di Palermo che ha condannato a 7 anni il senatore Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, Berlusconi "pagò ingenti somme di denaro a Cosa nostra in cambio della protezione alla sua persona e ai suoi familiari" e poi alle sue tv per almeno vent'anni, "fino al 1992... pochi mesi prima della strage di Capaci". Ora, tra i massimi dirigenti della Fininvest che effettuava i pagamenti c'era Fedele Confalonieri, attuale vicepresidente di Confindustria. Quella Confindustria che, sotto la presidenza di Emma Marcegaglia e la vicepresidenza di "Fidel", ha approvato un nuovo Codice etico: "Le aziende associate e i loro rappresentanti riconoscono fra i valori fondamentali...il rifiuto di ogni rapporto con organizzazioni criminali e mafiose... Gli imprenditori associati adottano quale modello comportamentale la non sottomissione a qualunque forma di estorsione... fortemente impegnati a chiedere la collaborazione delle forze dell'ordine e delle istituzioni preposte, denunciando... ogni episodio di attività illegale di cui sono soggetti passivi".

Chi non denuncia, ma paga il pizzo viene deferito ai probiviri, poi scatta la censura o l'espulsione. Una norma coraggiosa, anche perché chi cede al racket è vittima di estorsione e non commette reati. Ma questo è proprio quanto hanno accertato i giudici su Berlusconi e la Fininvest: è "inconfutabilmente provato" che l'attuale premier aveva fatto "una scelta ben precisa... pagare chi lo minacciava o formulava richieste estorsive e intimidazioni, piuttosto che denunciare". Che aspetta Confindustria a mettere alla porta il gruppo Fininvest e magari anche il vicepresidente Confalonieri? Alla domanda di un cronista temerario, la Marcegaglia ha balbettato: "È una cosa che dovranno decidere i magistrati, la nostra è un'azione diversa. Quando c'è una decisione presa, effettiva, allora noi si va nella direzione dell'espulsione. Ma non mi sembra che siamo in questa condizione. Decideranno i magistrati". Forse ignora che quella d'appello è l'ultima sentenza di merito (la Cassazione si occuperà soltanto di eventuali vizi di legittimità). E soprattutto che è lo stesso Berlusconi a confessare, in due telefonate intercettate, la sua linea di condotta in caso di minacce: pagare sempre.

Nel 1986, dopo una bomba nella sua casa milanese, spiega a Confalonieri e Dell'Utri: "Stamattina gliel'ho detto anche ai carabinieri: in teoria, se (Mangano, ndr) mi avesse telefonato, io 30 milioni glieli davo!". Nel 1998, mentre manda Piersilvio all'estero per sottrarlo a minacce di morte, confida a Renato Della Valle: "Se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni". Per molto meno, senz'attendere neppure le sentenze di primo grado, Confindustria ha espulso o sospeso decine di piccoli imprenditori. Ecco, appunto: piccoli. E soprattutto non residenti ad Arcore né a Palazzo Chigi.

sabato 19 luglio 2014

La sentenza di assoluzione per Berlusconi

La sentenza in appello di assoluzione per Berlusconi in merito al processo Ruby è l'ennesima prova di come la giustizia sia sempre più ribaltata.
Questo è un chiaro esempio di come i governi che si sono succeduti negli ultimi anni abbiano continuato a fare riforme della giustizia in favore dei potenti, in particolare uno, Silvio Berlusconi. Quello che, essendo stato Presidente del Consiglio per tanto tempo, ha continuato a manipolare persone e leggi a sua favore per salvarsi dai suoi tanti processi.

Ed anche i governi che si sono succeduti dopo di lui, con i vari Monti, Letta ed ora Renzi, tutti non eletti dal popolo ma messi dove si trovano dall'onnipresente Capo dello Stato Napolitano, hanno continuato ad ascoltare un pregiudicato ed a muoversi a suo favore.
La giustizia ormai è un lontano ricordo, quando si tratta di potenti le sentenze sono spesso fatte a favore.
Diversamente da quando si tratta di persone comuni, italiane, che non hanno la possibilità di avere avvocati costosi e delle quali non importa niente a nessuno perchè non hanno il potere di ricattare o intimidire. 
(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 20 luglio 2014)

martedì 8 luglio 2014

Democrazia sotto attacco

Leggendo l’articolo di Marco Travaglio domenica sul Fatto, mi vengono i brividi. Se questo governo, non eletto dai cittadini (va sempre ricordato che le ultime elezioni erano europee), approverà queste vergognose riforme la nostra democrazia, o almeno quello che ne rimane, e la nostra Costituzione subiranno un cambiamento tale che ci porterà sempre di più sulla strada della dittatura.

Ogni giorno che passa perdiamo un pezzetto dei nostri diritti, si è cominciato con quelli acquisiti sul lavoro in anni di scioperi e lotte, ora si continua con chiari attacchi alla democrazia, per togliere sempre più potere di decisione ai cittadini. Se passano queste riforme anche il nostro voto, dove già l’astensione è altissima, sarà inutile ed i referendum abrogativi non avranno mai la possibilità di un successo. Questo paese dovrebbe uscire dalla rassegnazione e dal menefreghismo, dovrebbe cominciare a lottare e protestare, pur senza violenza, per impedire questi scempi. Si deve impedire che questo governo di inetti ed impuniti muova una sola virgola della nostra Costituzione.
 (Pubblicato, in parte, sul Fatto Quotidiano del 9 luglio 2014)

lunedì 7 luglio 2014

Musei statali gratis ogni 1° domenica del mese

Dal 6 luglio, ogni prima domenica del mese, i musei statali sono visitabili gratuitamente.
E' una buona cosa del Ministero dei beni culturali che si può sfruttare per vedere un pò del nostro immenso patrimonio culturale senza spendere un euro.

In questa pagina del Ministero è possibile consultare la lista dei musei per cui vale l'iniziativa.

http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Archivio/Musei-in-evidenza/index.html?pagename=&id=557&special=&categoriaComunicato=&mycategory=&tipologia=&hid_mese=&luogo=&cmdconferma=Ricerca


Marco Travaglio: la democrazia autoritaria di Renzi

Domenica 6 luglio Marco Travaglio, sul Fatto Quotidiano, spiega in 10 chiari e semplici punti, le riforme che Renzi intende fare per sconvolgere la nostra democrazia e la nostra Costituzione.
10 punti da tenere bene a mente e far sapere a tutti perchè SOLO questo giornale lo spiega chiaro e SOLO Travaglio ha il coraggio di scriverlo.

Il fatto Quotidiano in questi giorni di luglio sta raccogliendo le proposte dei lettori per contrastare questo scempio, tutti possono mandare i loro suggerimenti. FATELO NUMEROSI!!
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DEMOCRAZIA AUTORITARIA-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-6 luglio 2014

Ecco cosa accadrà se le “riforme” di Renzi, Berlusconi & C. entreranno in vigore: un regime da “uomo solo al comando” senza opposizioni né controlli ne’ garanzie. Cari lettori, scriveteci il vostro pensiero sul modo migliore di opporsi al rischio di questo disegno incostituzionale e piduista.

Unendo i puntini delle varie riforme vaganti tra governo e Parlamento, costituzionali e ordinarie, ma anche di certe prassi quotidiane passate sotto silenzio per trasformarsi subito in precedenti pericolosi, come le continue interferenze del Quirinale nell’autonomia del Parlamento, della magistratura e della stampa, viene fuori un disegno che inquieta. Una democrazia verticale, cioè ben poco democratica: sconosciuta, anzi opposta ai principi ispiratori della Costituzione, fondata invece su un assetto orizzontale in ossequio alla separazione e all’equilibrio dei poteri. Ce n’è abbastanza per dare ragione all’allarme inascoltato dei giuristi di Libertà e Giustizia sulla “svolta autoritaria”.

All’insaputa del popolo italiano, mai consultato sulla riscrittura della Costituzione, e fors’anche di molti parlamentari ignoranti o distratti, il combinato disposto di leggi, decreti e prassi – di per sé all’apparenza innocue – rischia di costruire un sistema illiberale e piduista fondato sullo strapotere del più forte e sul depotenziamento degli organi di controllo e garanzia. Il pericolo è una dittatura della maggioranza (“democratura”, direbbe Giovanni Sartori) a disposizione del primo “uomo solo al comando” che se ne impossessa, diventando intoccabile, incontrollabile, non contendibile, dunque invincibile. Vediamo come e perché. Nella speranza di suscitare un dibattito fra i lettori e nel Palazzo. Prima che sia troppo tardi.

1. CAMERA La legge elettorale Italicum made in Renzi, Boschi, Berlusconi e Verdini conferma le liste bloccate (incostituzionali) del Porcellum, con la sola differenza che saranno un po’ più corte. La sostanza è che i 630 deputati saranno ancora nominati dai segretari dei partiti maggiori. Quelli medio-piccoli invece resteranno fuori da Montecitorio grazie a soglie di sbarramento spropositate: 4,5% per quelli coalizzati, l’8% per quelli che corrono da soli e il 12% per le coalizioni. Per ottenere subito il premio di maggioranza, il primo partito (o coalizione) deve raccogliere almeno il 37% dei voti: nel qual caso gli spetta il 55% dei seggi, pari a 340 deputati. Se invece nessuno arriva al 37%, i primi due classificati si sfidano al ballottaggio e chi vince (con almeno il 51%, è ovvio) incassa 327 deputati. Cioè: chi ha meno voti (37% o più) ha più seggi e chi ha più voti (51% o più) ha meno seggi. Una follia. Ma non basta: prendiamo una coalizione con un partitone al 20% e cinque partitini al 4% ciascuno. Totale: 40%, con premio al primo turno. Siccome nessuno dei partitini alleati supera il 4,5%, il partito del 20% incamera il 55% dei seggi. E governa da solo, confiscando il potere legislativo, che di fatto coincide con l’esecutivo a colpi di decreti e fiducie.

2. SENATO Con la riforma costituzionale, il “Senato delle Autonomie” sarà formato da 100 senatori non eletti: 95 saranno scelti dai consigli regionali (74 tra i consiglieri e 21 tra i sindaci) e 5 dal Quirinale (più i senatori a vita). Sindaci e consiglieri scadranno ciascuno insieme alle rispettive giunte comunali e regionali, trasformando Palazzo Madama in un albergo a ore: andirivieni continuo e maggioranze affidate al caso, anzi al caos. Di norma anche il Senato sarà appannaggio della maggioranza di governo. E comunque non potrà più controllare l’esecutivo: i senatori non voteranno più la fiducia né saranno chiamati ad approvare, emendare, bocciare le leggi. Esprimeranno solo pareri non vincolanti, salvo per le norme costituzionali. E seguiteranno a eleggere con i deputati il capo dello Stato e i membri del Csm e della Consulta di nomina parlamentare.

3. OPPOSIZIONE Nell’unico ramo del Parlamento ancora dotato del potere legislativo, cioè la Camera, i dissensi interni ai partiti di governo potranno essere spenti con il metodo Mineo e Mauro: chi non garantisce il voto favorevole in commissione alle leggi volute dall’esecutivo sarà essere espulso e sostituito da un soldatino del premier. Quanto al dissenso esterno, i partiti di opposizione saranno in parte decimati dalle soglie dell’Italicum. Per i superstiti, la riforma costituzionale disarma le minoranze istituzionalizzando la “ghigliottina” calata dalla presidente Laura Boldrini contro il M5S che tentava di impedire la conversione in legge del decreto-regalo alle banche: corsia preferenziale per i ddl e i dl del governo, che andranno subito all’ordine del giorno per essere approvati entro due mesi, con sostanziale divieto di ostruzionismo e strozzatura degli emendamenti.

4. CAPO DELLO STATO Malgrado lo snaturamento del Senato, che finora contribuiva per 1/3 all’Assemblea dei mille grandi elettori (nel 2013 erano 319 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali) e in futuro sarà relegato al 10%, nessuna modifica è prevista per l’elezione del presidente della Repubblica. Quindi potrà sceglierselo il premier (anche se ha preso soltanto il 20% dei voti) dopo il terzo scrutinio, quando la maggioranza dei 2/3 scende al 51%. Forte del 55% dei deputati da lui nominati, gli basteranno 33 senatori per raggiungere la maggioranza semplice dell’Assemblea e mandare al Quirinale un suo fedelissimo. Il che trasforma il ruolo di “garanzia” del Presidente in una funzione gregaria del governo e della maggioranza: il capo del primo partito si sceglie il capo dello Stato che poi lo nomina capo del governo e firma i suoi ministri e poi le sue leggi e decreti. Inoltre, dopo il precedente “monarchico-presidenzialista” di Napolitano, a colpi di invasioni di campo, il nuovo inquilino del Quirinale potrà arrogarsi enormi poteri d’interferenza in tutti i campi, giustizia in primis.

5. CORTE COSTITUZIONALE Se tutto cambia nella selezione di deputati e senatori, nulla cambia nell’elezione dei giudici costituzionali. Chi va al governo con l’Italicum (anche col 20% dei voti) controllerà direttamente o indirettamente ben 10 dei 15 giudici costituzionali: i 5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal capo dello Stato (gli altri 5 li designano le varie magistrature). Così, occupati i poteri esecutivo e legislativo, il premier espugna anche il supremo organo di garanzia costituzionale. E sarà molto difficile che la Consulta possa ancora bocciare le leggi incostituzionali, o dare torto al potere politico nei conflitti di attribuzione con gli altri poteri dello Stato.

6. CSM E MAGISTRATI Anche la norma del governo Renzi che anticipa la pensione dei magistrati dagli attuali 75 anni a 70 può diventare una lesione dell’indipendenza della magistratura. Il risultato infatti è la decapitazione degli uffici giudiziari, guidati perlopiù da magistrati ultrasettantenni. E i nuovi capi di procure, tribunali e Cassazione li nominerà il nuovo Csm, che sarà eletto nei prossimi giorni: per 2/3 (membri togati) dai magistrati e per 1/3 (membri laici). I laici, dopo l’accordo Renzi-Berlusconi, saranno tutti (tranne forse uno indicato dai 5Stelle) di osservanza governativa. Tra questi verrà poi scelto il vicepresidente, indicato dal premier, mentre il presidente sarà Napolitano e poi il suo successore, anch’egli di stretta obbedienza renziana. Così i nuovi vertici della magistratura li sceglierà il Csm più “governativo” degli ultimi 40 anni, previo “concerto” del ministro della Giustizia Orlando. Ad aumentare l’influenza politica c’è poi il progetto ideato da Violante e ventilato da Renzi di togliere al Csm i procedimenti disciplinari di secondo grado per far giudicare i magistrati da un’Alta Corte nominata per 1/3 dal Parlamento e per 1/3 dal Quirinale, cioè a maggioranza partitica.

7. PROCURATORI E PM Per normalizzare le procure della Repubblica non c’è neppure bisogno di una legge: basta la lettera di Napolitano al vicepresidente del Csm Vietti che ha modificato il voto del Csm sul caso Bruti Liberati-Robledo e ha imposto una lettura molto restrittiva dell’ordinamento giudiziario Mastella-Castelli del 2006-2007: il procuratore capo diventa il padre-padrone dell’azione penale e dei singoli pm, che vengono espropriati della garanzia costituzionale di autonomia e indipendenza “interna” (contro le interferenze e i soprusi dei capi). Secondo il Quirinale, “a differenza del giudice, le garanzie di indipendenza ‘interna’ del Pm riguardano l’Ufficio nel suo complesso e non il singolo magistrato” (e chissà mai chi può insidiare l’indipendenza “interna” di un’intera Procura). Così, nel silenzio del Csm e dell’Anm, il procuratore viene autorizzato addirittura a violare le regole organizzative da lui stesso stabilite, togliendo fascicoli scomodi gli aggiunti e ai sostituti, e avocandoli a sé senza dare spiegazioni. Per assoggettare procure e tribunali, basterà controllare un pugno di procuratori, senza più il bilanciamento del “potere diffuso” dei singoli pm.

8. IMMUNITÀ L’articolo 68, concepito dai padri costituenti per tutelare i parlamentari di minoranza da eventuali iniziative persecutorie di giudici troppo vicini al governo su reati politici, diventa sempre più uno strumento del governo per mettere i propri uomini al riparo dalla giustizia. L’immunità parlamentare, prevista in Costituzione per le Camere elettive, viene estesa a un Senato non elettivo, composto da sindaci e consiglieri regionali che per legge ne sono sprovvisti. Basterà che un consiglio regionale li nomini senatori, e nel tragitto dalla loro città a Roma verranno coperti dallo scudo impunitario, che impedirà a magistrati di arrestarli, intercettarli e perquisirli senza l’ok di Palazzo Madama. Il voto sulle autorizzazioni a procedere rimane sia alla Camera sia al Senato a maggioranza semplice (51%). Il che consentirà alle forze di governo (anche col 20% di elettori, ma col 55% di deputati) di salvare i propri fedelissimi a Montecitorio e di nascondere a Palazzo Madama i sindaci e i consiglieri regionali delinquenti. E poi, volendo, di mandare in galera gli esponenti dell’opposizione.

9. INFORMAZIONE Le due leggi che l’hanno assoggettata al potere politico nel Ventennio B. – la Gasparri sulle tv e la Frattini sul conflitto d’interessi – restano più che mai in vigore. E nessuno, neppure a parole, si propone di cancellarle. Così la televisione rimane quasi tutta proprietà dei partiti. Il governo domina la Rai (rapinata di 150 milioni, indebolita dall’evasione del canone, fiaccata dai pessimi rapporti fra Renzi e il dg Gubitosi, e in preda alla consueta corsa sul carro del vincitore). E Berlusconi controlla controlla Mediaset (anch’essa talmente in crisi da riservare al governo Renzi trattamenti di superfavore). Intanto i giornali restano in mano a editori impuri: imprenditori, finanzieri, banchieri, palazzinari (per non parlare di veri o finti partiti, con milioni di fondi pubblici), perlopiù titolari di aziende assistite e/o in crisi e dunque ricattabili dal governo, anche per la continua necessità di sostegni pubblici per stati di crisi e prepensionamenti. Governativi per vocazione o per conformismo o per necessità.

10. CITTADINI Espropriati del diritto di scegliersi i parlamentari, scippati della sovranità nazionale (delegata a misteriose e imperscrutabili autorità europee), i cittadini non ancora rassegnati a godersi lo spettacolo di una destra e di una sinistra sempre più simili e complici, che fingono di combattersi solo in campagna elettorale, possono rifugiarsi in movimenti anti-sistema ancora troppo acerbi per proporsi come alternativa di governo (come il M5S); o inabissarsi nel non-voto (che sfiora ormai il 50%). In teoria, la Costituzione prevede alcuni strumenti di democrazia diretta. Come i referendum abrogativi: che però, prevedibilmente, saranno sempre più spesso bocciati dalla Consulta normalizzata. E le leggi d’iniziativa popolare (peraltro quasi mai discusse dal Parlamento): ma i padri ricostituenti hanno pensato anche a queste, quintuplicando la soglia delle firme necessarie, da 50 a 250 mila. Casomai qualcuno s’illudesse ancora di vivere in una democrazia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/06/patto-renzi-berlusconi-il-modello-super-premier-senza-opposizione/1051713/

giovedì 3 luglio 2014

Canone Rai per le aziende: è da pagare?

Molte aziende in questi giorni stanno ricevendo una lettera dalla Rai con la richiesta di pagare il canone speciale, piuttosto salato. Quasi mai questo è dovuto e le condizioni principali per non pagarlo sono due:
- NON aver denunciato in Unico 2013 (redditi 2012) nessun apparecchio ricevente segnale tv
- NON avere in azienda nessun apparecchio con sintonizzatore tv, anche se non utilizzato.
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Per
meglio capire:
Premessa
Nella   comunicazione   la   Rai   mette   in   evidenza   che  “le   vigenti   disposizioni
normative 1   impongono l’obbligo del pagamento del canone speciale a chiunque
detenga, fuori dall’ambito familiare, uno o più apparecchi atti o adattabili (quindi
muniti     di     sintonizzatore)     alla     ricezione     delle     trasmissioni     televisive,
indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti” 2 .
La   stessa   sottolinea,   inoltre,   che   “è   determinante,   pertanto,   la   detenzione
dell’apparecchio,   indipendentemente   dall’eventuale   destinazione   ad   usi   diversi
dalla visione dei programmi televisivi”.

Controlli antievasione: indicazione del Canone RAI in dichiarazione
La richiesta, che era già stata fatta nell’anno 2012, trova origine nell’ambito del
rafforzamento dei controlli sull’evasione del pagamento del canone RAI, previsti dal
legislatore con il “Decreto Salva Italia” del 2011 3 . La disposizione normativa, infatti,
ha   previsto   l’obbligo   per   le   società,   a   partire   dall’anno   2012,   di   indicare   nella
dichiarazione dei redditi se detengono o meno apparecchi  atti o adattabili  alla
ricezione di trasmissioni radio o radio televisive,  il numero di abbonamento, la
categoria di appartenenza  ai fini dell’applicazione della tariffa di abbonamento,
nonché ulteriori elementi utili al controllo.

Fonte dell’obbligazione
Per chiarire quali siano gli apparecchi soggetti al pagamento del canone speciale
RAI riteniamo utile richiamare la normativa istitutiva dell’obbligazione.
L’art.1 del Regio Decreto Legge n.246 del 21/2/1938   e  successive  modifiche
ha disposto che:
“Chiunque   detenga   uno  o   più   apparecchi   atti   od   adattabili   alla   ricezione   delle 
radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le 
norme di cui al presente decreto.
La presenza di un impianto aereo atto alla captazione o trasmissione di onde 
elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire l’impianto aereo, ovvero di linee
interne   per   il   funzionamento   di   apparecchi   radioelettrici,   fa   presumere   la
detenzione o l’utenza di un apparecchio radioricevente”
L’art.2   del   DLgs.   luogotenenziale   n.458/1944  ha  stabilito   che:  “Qualora   le
radioaudizioni siano effettuate in esercizi pubblici o in locali aperti al pubblico o 
comunque al di fuori dell’ambito familiare, o gli apparecchi radioriceventi siano 
impiegati a scopo di lucro diretto o indiretto, l’utente dovrà stipulare uno speciale 
contratto di abbonamento con la società concessionaria”.
Quest’ultima   norma   ha   introdotto,   dunque,  una   duplice   casistica:   l’obbligo   di
pagare   il   canone   per   chi   possiede   o   detiene   apparecchi   per   uso   familiare   e
l’obbligo di pagare un canone “speciale” per chi effettua radioaudizioni al di fuori
dell’ambito familiare, indipendentemente dalla finalità.
L’art.16 della Legge n.488/1999  ha previsto modalità applicative del canone di
abbonamento   speciale   diverse   in   base   alle   categorie   di   utenti   che   utilizzano
televisori (alberghi a 5 stelle, 4 e 3 stelle, scuole, mense aziendali, navi ed aerei,
esercizi pubblici, uffici, botteghe, negozi, studi professionali).
Per   le   imprese   che   rientrano   nella   categoria   “uffici”   il   canone   speciale   RAI   è
comprensivo dell’IVA al 4%.
Questa penalizzazione finanziaria è mitigata dal fatto che l’imposta assolta sul
canone è detraibile ed il costo del canone è deducibile dal reddito d’impresa.

Chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate e del MISE
L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha comportato che oggi i televisori non
sono più gli unici apparecchi che consentono di ricevere trasmissioni televisive, ma
ciò è possibile anche attraverso diversi strumenti (esempio: computer, cellulari,
ecc.).
Di conseguenza, ci si è chiesti quali fossero nello specifico dettaglio gli apparecchi
atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni .
L’Agenzia delle Entrate 4 , in risposta ad un interpello, aveva affermato che l’obbligo
di pagamento del canone è legato alla semplice detenzione di apparecchi idonei a
ricevere il segnale televisivo,  a prescindere dall’utilizzo  che ne viene fatto, ma
rimandava   al   Ministero   delle   Telecomunicazioni   (oggi   Dipartimento   per   le
Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico) il compito di individuare le
tipologie   di   apparecchi   il   cui   possesso   comporti   l’obbligo   del   pagamento   del
canone speciale.
Prima   un   comunicato   ufficiale   della   stessa   RAI   datato   21/02/2012,   poi,
successivamente,   una   Nota   del   Ministero   dello   Sviluppo   n.12991   del
22/02/2012 hanno cercato di fare chiarezza.

In particolare, la Nota sottolinea che:
1.   L’art.   1   del   R.D.L.n.246/1938   fa   riferimento   al   servizio   di   “radio
diffusione”   non   includendo   altre   forme   di   diffusione   del   segnale
audio/video basate su portanti fisici diversi da quelli radio, come la Web
Radio, la Web Tv o IPTV. Il canone è, quindi, dovuto solo in presenza di un
impianto aereo atto alla captazione del segnale (antenna) oppure di un
dispositivo idoneo a sostituire l’impianto aereo, ovvero di linee interne per il
funzionamento di apparecchi radioelettrici.
2.   Sono   apparecchi  “atti”  a   ricevere   segnali   audio/video   radiodiffusi   i
“radioricevitori completi”, ossia quelli dotati di un sintonizzatore che operi
nelle bande di frequenze destinate al Servizio di radio diffusione (PNRF),
di un decodificatore e trasduttore del segnale audio/video (per la TV) o
solo audio (per la radio).
3.   Sono apparecchi “adattabili” quelli dotati di un sintonizzatore che operi
nelle bande di frequenze destinate al Servizio di radio diffusione (PNRF),
collegati   esternamente   ad   un   decodificatore   e   tasduttore   del   segnale
audio/video (per la TV) o solo audio (per la radio).
In   altre   parole,   il   requisito   fondamentale   è   che   l’apparecchio   possieda  un
sintonizzatore.
La   tabella   in   calce   alla   nota,   riporta   la   classificazione   per   tipologia   fornita   dal
Ministero; come si può vedere, il semplice personal computer non è né atto né
adattabile, mentre risultano atti alla ricezione, ad esempio, i lettori mp3 con radio
FM integrata.

Apparecchiature atte alla ricezione
- Ricevitori TV fissi;
- Ricevitori TV portatili;
- Ricevitori TV per mezzi mobili;
- Ricevitori radio fissi;
- Ricevitori radio portatili;
- Ricevitori radio per mezzi
mobili;
- Terminale d’utente per telefonia mobile dotato di ricevitore radiotv (es. cellulare DVB-H);
- Riproduttore multimediale dotato di ricevitore radiotv (es. lettore mp3 con radio FM integrata).
Apparecchiature adattabili alla ricezione
 - Videoregistratore dotato di sintonizzatore TV;
- Chiavetta USB dotata di sintonizzatore radiotv;
- Scheda per computer dotata di sintonizzatore radiotv;
- Decoder per la TV digitale terrestre;
- Ricevitore radiotv satellitare;
- Riproduttore multimediale, dotato di ricevitore radiotv, senza trasduttori (es. Media Center dotato di sintonizzatore radiotv).
Apparecchiature né atte né adattabili
- PC senza
sintonizzatore TV;
- monitor per computer;
- casse acustiche;
- videocitofoni.


E’,   quindi,   prevedibile   che   i   contribuenti   che   dichiarino   di   non   detenere   alcun
apparecchio  con tali caratteristiche possano essere soggetti ad accertamento.
Accertamento che risulta agevole per gli  Uffici fiscali:   basta, infatti, richiedere
l’esibizione del libro dei cespiti ammortizzabili  sul quale sono indicati gli eventuali
apparecchi acquistati  e  anche la data di acquisizione.



( fonte:Unindustria)

martedì 1 luglio 2014

Il Corriere ed i messaggi a Dell'Utri



Rimango basita nel leggere che il Corriere della Sera pubblica una pagina di messaggi d’affetto delle persone vicine a Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. 

 Ora ne risponderà in tribunale, ma rimane il fatto grave che il maggior quotidiano nazionale venda una delle proprie pagine a chi appoggia una persona che si è macchiata di un reato così pesante. 

Un ulteriore segno di come la giustizia sia ribaltata in questo paese ed aumenti la sensazione di impunità per qualsiasi crimine, anche il più grave. 

Sono orgogliosa di leggere Il Fatto Quotidiano e fiera di tenerlo in mano quando esco dall’edicola: è segno di riconoscimento di un’onestà sempre più rara.