venerdì 28 agosto 2015

Marco Travaglio presenta Slurp a Rimini e parla del servilismo giornalistico


Lunedì 24 agosto al Moby Cult di Rimini a sentire Marco Travaglio presentare il suo ultimo libro “Slurp” vi era tantissima gente. Purtroppo, causa tempo incerto, l'evento è stato spostato in un teatro piuttosto piccolo non adatto a contenere tutte le persone che volevano ascoltare Marco per cui molti sono rimasti fuori. Dimostrazione che la carenza di informazione corretta in Italia è un problema sentito da molte persone. Purtroppo invece la stampa asservita al potere di turno è frequente nel nostro paese. 

Marco, con la sua eccezionale dialettica, affronta l'argomento in maniera piacevole da ascoltare ma che lascia l'amaro in bocca pensando a come è messa la nostra stampa. Travaglio fa poi presente che è un problema per molti giornali anche all'estero. L'Italia però è particolarmente brava nell'avere giornali asserviti al potere di turno oppure al leader preferito.
Marco ha parlato per un'ora e mezzo leggendo alcuni esempi delle notizie leccaculo presenti nel suo libro di ben 550 pagine. Ha poi risposto ad alcune domande dei presenti. Come sempre è saltato fuori quello che gli ha chiesto, per l'ennesima volta, chiarimenti sulla puntata di Servizio Pubblico con Berlusconi. Lui ha risposto, sempre con pazienza e gentilezza. Possibile che ancora, dopo due anni e mezzo, l'unica cosa che si ricorda di quella puntata sia la sedia spolverata o la lista di processi di Marco e NON ciò che lui gli ha detto e che NESSUNO ha mai avuto il coraggio di dirgli ma nemmeno scrivergli? 
Sarebbe meglio ricordare l'arroganza e il comportamento di Santoro che, per fare ascolti, ha lasciato che B. leggesse in modo patetico l'elenco dei processi di Marco (tutti vinti, Travaglio ha la fedina penale pulitissima) senza fermarlo e senza dare a Marco diritto di replica. Una battuta di Travaglio però è bastata a zittire per un momento B. "Se io fossi stato un criminale lei mi avrebbe proposto la presidenza del Senato". 


Tornando all'argomento del libro, il "vizio" della stampa asservita si è visto particolarmente negli ultimi 20/22 anni, a partire dal governo Berlusconi che è stato l’esempio più chiaro di questo modo di scrivere a 90 gradi, probabilmente perché B. è padrone di televisioni e di molti giornali che lo hanno portato ad essere il più leccato.  Ma anche con il governo Monti non si è scherzato. Come non è stato da meno il Capo dello Stato Napolitano che, con i suoi continui e discutibili moniti, è sempre stato appoggiato da gran parte della stampa.
Ora anche il governo Renzi viaggia molto bene su questo percorso, pur non possedendo giornali e televisioni, riesce comunque ad essere costantemente al centro dell’attenzione con alcuni giornali che a ogni cosa che fa, ogni frase detta o tweet, vede l’appoggio incondizionato alle sue parole, spesso in modo veramente ridicolo. Nel 2014 nella classifica della libertà di stampa siamo scesi  al 73esimo posto, tra la Moldavia e il Nicaragua, dimostrando come la situazione sia in peggioramento.

Oltre al potere di turno che è in grado di controllare la stampa grazie alle intimidazioni fatte ai giornalisti, alle leggi discutibili sulla libertà di scrivere o di parlare che spesso portano a sentenze che costringono i giornali o i giornalisti a multe salatissime, gioca a favore di questa sudditanza anche l’erogazione di finanziamenti pubblici che quasi tutti i giornali (tranne il Fatto Quotidiano) percepiscono in maniera vergognosa. E gioca a favore anche la pubblicità, spesso le aziende che intendono pubblicizzare i loro prodotti o servizi scelgono i giornali che mai li hanno criticati. E visto che in Italia la corruzione e gli inciuci sono presenti quasi ovunque è facile immaginare come chi faccia il proprio mestiere di giornalista veda difficilmente nel proprio giornale cadere la scelta pubblicitaria della aziende. E qui possiamo menzionare nuovamente Il Fatto Quotidiano che ha ben poca pubblicità. 

Un fatto successo in questi ultimi giorni dimostra quanto sopra: i problemi avuti dal Fatto Quotidiano per la festa a Roma, sull'IsolaTiberina, trovandosi a venire censurati dal direttore dell'evento “L'Isola del Cinema”, Giorgio Gironi, (col quale il Fatto aveva già fatto il contratto e pagato gli spazi) che voleva vietare la lettura delle intercettazioni di Mafia Capitale, per altro già largamente pubblicate, con scuse patetiche cambiate di giorno in giorno e coinvolgendo il magistrato Sabella che nulla sapeva di un presunto invito inventato da Gironi. 

Il Fatto ha deciso quindi di spostare la festa altrove. Un'ottima scelta che conferma l'indipendenza di questo giornale che non si lascia intimidire da nessuno. Questi personaggi, che hanno sicuramente qualcuno alle spalle che gli dice cosa fare senza esporsi di persona, devono smettere di voler comandare sull'informazione e voler decidere per altri le cose da dire o non dire minacciando censure, oltretutto non rispettando accordi e contratti già fatti. 
Penso che Gironi abbia ottenuto l'effetto contrario. Se quelle intercettazioni prima le avrebbero ascoltate solo i presenti, ora la curiosità e la voglia di contrastare queste ingiustizie, ha mosso tanti che si sono affiancati al giornale e al suo direttore. Magari involontariamente Gironi è pure riuscito nell'impresa di fa nascere nuovi abbonati e lettori.
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martedì 18 agosto 2015

Expo: esibizione di monitor e luci ma poco altro

Sembra che in questi ultimi mesi a tutti sia venuta la voglia di vedere Expo prima che chiuda. Peccato non sia successo prima, visto i soldi spesi. Qualcosa di valido c'è, buono il collegamento in treno che porta a pochi metri dall'entrata, assurdo invece il tempo che si perde all'entrata con i metal detector, peggio che in aeroporto. La sicurezza è importante ma per una fiera è esagerato il controllo separato dei bagagli e delle persone. Buona la disposizione dei servizi, presenti ovunque e in misura più che sufficiente.
Purtroppo però quasi tutti i padiglioni più interessanti hanno attese di entrata lunghissime per fare entrare a piccoli gruppi. Quindi in una giornata è impossibile visitarli tutti.

Comunque per quello che ho potuto vedere l'ho trovata una gara al padiglione più originale. La presenza di ciò che dovrebbe rappresentare la cultura dei paesi è molto scarsa e quasi sempre sostituita da monitor con le immagini di ciò che sarebbe stato bello esposto. Naturalmente tutti i padiglioni hanno il proprio ristorante ma con prezzi molto alti. 


Per il resto un gioco di luci e specchi, molto bello sicuramente da guardare, soprattutto la sera, ma niente a che vedere con l'argomento dell'esposizione. Qualche padiglione si diversifica per la scelta di fare giardini o piccoli boschi (es. Austria, Francia, Polonia), che almeno riproducono un ambiente naturale e mettono in evidenza le varie colture. Gli unici padiglioni a tema sono quelli più piccoli, quelli dei paesi africani e poveri, non pubblicizzati sulla mappa di Expo con il nome dello Stato, ma solo segnalati assieme con il prodotto principale. Infine le poche vie d'acqua avrebbero avuto bisogno di un po' di verde attorno invece che cemento.
 
Poteva essere usata questa grande occasione per far conoscere il modo di nutrirsi nel mondo, invece l'unica cosa veramente presente è la tecnologia computerizzata e la pubblicità alle solite grandi marche. Oltre ad essere servito per far mangiare i soliti appaltatori.
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