Alcune considerazioni dopo il voto.
Vedendo il caos che ha creato ai seggi il tagliando antifrode, con file interminabili che avranno allontanato molti elettori, c’è da chiedersi se è servito davvero.
Avrà evitato schede precompilate ma sicuramente non ha evitato il voto comprato dato tranquillamente nel seggio (anche il controllo sui cellulari è stato irrisorio).
Per non parlare dei presidenti di seggio che spesso non controllavano assolutamente all’uscita il numero di scheda e si limitavano a togliere il tagliando e a infilarla nell’urna.
Le schede poi erano facilmente soggette a errori (e conseguente annullamento) se qualcuno voleva dare il voto a una persona in particolare invece che solo al simbolo del partito.
Per non parlare del caos delle schede all’estero dove, come sempre, il voto si dimostra molto labile e spesso falso grazie a chi riesce a comprare plichi di schede, come ha dimostrato il servizio delle Iene.
Detto ciò, come avevo già scritto qualche giorno prima del voto, la situazione che si presenta dopo i risultati elettorali è caotica. Il primo partito, il M5S, non ha i numeri per governare e nemmeno l’alleanza di destra, con Lega in testa, raggiunge il 40% per poterlo fare.
Cosa scontata grazie alla legge con cui siamo andati a votare, pessima e voluta dai vecchi partiti per fermare il M5S ma che ha fermato soprattutto il Pd, in calo drastico.
La barzelletta poi delle dimissioni post-datate di Matteo Renzi dimostra una volta in più, l’attendibilità del personaggio, che resterà in attesa sperando che un governo non si formi per continuare a raccontare le sue favolette.
Cosa succederà ora? Il M5S e la Lega, ognuno sulle sue posizioni, andranno a caccia di parlamentari per raggiungere il 40%? O rischiamo l’ennesimo governo non voluto dal popolo?
(Pubblicato sul Fatto Q. del 7 marzo 2018)
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