venerdì 31 gennaio 2014

Fiat: chi va via deve rendere i soldi pubblici



Il fatto che i politici ed il Sindaco di Torino Fassino si dicano felici e soddisfatti che Marchionne stia trasferendo, pezzo dopo pezzo, la Fiat all’estero la dice lunga su quanto gli importi dei cittadini e dei lavoratori. 

Dimostrano che tutto il loro parlare sul lavoro, su come incentivare la produzione, su come diventare concorrenziali con gli altri paesi siano tutte colossali bugie. E non gli importa neppure che vengono a mancare i soldi delle imposte che Fiat andrà a versare in Gran Bretagna dopo aver preso tantissimi incentivi e finanziamenti pubblici. 
 
Come prima cosa, in un paese normale, a questo punto bisognerebbe istituire una legge che vieta a chi ha preso soldi pubblici di spostare la propria sede legale e fiscale all’estero oppure, nel caso si trasferisca,  di fargli restituire fino all’ultimo centesimo.

Ma siccome i nostri politici hanno la loro poltrona ben pagata, non vogliono certo inimicarsi i grandi imprenditori che portano loro voti, appoggio e spesso gli pagano pure gran parte della campagna elettorale.

(Pubblicato in parte sul Fatto Quotidiano del 1 febbraio 2014)

giovedì 30 gennaio 2014

Siamo in regime dittatoriale (oltre che presidenziale)?



Il comportamento vessatorio della Capogruppo alla Camera Laura Boldrini fa pensare che siamo in uno Stato a regime dittatoriale oltre che presidenziale. 

La “ghigliottina” o “tagliola”, in qualsiasi modo la si voglia chiamare,  effettuata negli ultimi minuti della seduta parlamentare contro l’opposizione per far passare un decreto vergognoso come quello di Bankitalia, fa pensare che la democrazia sia cosa ormai superata e lontana. Già l’aver unito nello stesso decreto due cose così diverse come l’abolizione dell’Imu e il “salva-banche” è già di per se un atto fatto volutamente per mettere in difficoltà chi deve votare nel caso sia d’accordo con uno ma non con l’altro provvedimento e per boicottare il M5S che sicuramente avrebbe posto il problema. 

Decidere di votarlo nelle ultime ore prima della scadenza e togliere la possibilità di discuterne i punti da parte della Boldrini è cosa che va contro la Costituzione. Queste persone ormai, pur di arrivare dove vogliono, calpestano tutto e tutti.

De Girolamo a casa, e Cancellieri che fa??

Finalmente il Ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo si è dimessa. 

Il merito va sicuramente anche al Fatto Quotidiano che ha dato la notizia dei vergognosi inciuci da lei perpetrati per mettere le persone a lei gradite al posto giusto e buttarne fuori altre.

Questo è l’esempio di quanto la buona informazione, senza padroni e senza paura, possa ottenere anche dei risultati tangibili e portare qualcuno a imbarazzarsi del proprio operato al punto di togliersi dal posto che ricopre o ad essere buttato fuori da chi pensa non serva più. In entrambi i casi ci si libera di persone inefficaci e dannose per il paese. 

Purtroppo invece  le scandalose notizie date dal Fatto Quotidiano sugli intrallazzi del Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri con la famiglia Ligresti, che sono gravi come quelli della De Girolamo se non di più, nulla hanno potuto contro una persona che evidentemente pensa di essere legittimata a rimanere al suo posto anche perché viene difesa dal Presidente del Consiglio Letta.

Invece dovrebbe dimettersi immediatamente perché il suo comportamento è aggravato dal fatto di essere proprio il Ministro della Giustizia, la quale dovrebbe garantire gli interessi dei cittadini contro chi delinque ed invece fa esattamente il contrario.

(Pubblicato sul Fatto Quotidiano del 30 gennaio 2014)

martedì 28 gennaio 2014

Scajola assolto (per ora)

La vicenda della casa di Scajola acquistata ad un prezzo più alto di quello da lui pagato ma con denaro di provenienza a lui sconoscoita, si è conclusa, per il momento, con un'assoluzione.

Ovviamente vi sarà un appello, ma per ora, pur non essendoci ancora le motivazioni, questa sentenza risulta assai discutibile.
 Le sentenze vanno rispettate, si dice, ma vengono seri dubbi che chi ha studiato le carte e sia arrivato alla conclusione di assolvere Scajola, non abbia fatto molta attenzione a quanto successo oppure le nostre contorte leggi (con cavilli e ritocchi vari negli anni), non gli hanno permesso di condannarlo.

 Una certezza invece ce l'ho: se quella casa sarà venduta non credo che verrà pagata solo 690 mila euro come l'ha pagata teoricamente il ministro, forse per allora Scajola si sarà reso conto che vale qualcosa di più, li vorrà tutti e se li metterà in tasca tutti, questa volta non a sua insaputa.

lunedì 27 gennaio 2014

Uno strano paese...



Questo è un paese molto strano, in questi mesi chi decide il destino dell’Italia, facendo molto poco per non dire nulla o fa addirettura ingenti danni, è chi non è legittimato a farlo. 

Al governo siede un Presidente del Consiglio non rappresentativo del voto dato dagli italiani nel 2013 ma scelto da un Capo dello Stato che si è auto rieletto al secondo settennato.

Chi sta decidendo la legge elettorale dopo la dichiarazione di illegittimità di quella attuale, è chi non siede nemmeno in Parlamento, e cioè il Presidente del Pd che, come prima mossa da quando è stato eletto, è andato a discuterla con un condannato per evasione fiscale e decaduto da senatore che, in un paese civile e normale, non dovrebbe più avere nessuna voce in capitolo per le decisione del paese, dovrebbe essere tagliato fuori, morire politicamente. 

Ed invece il Pd riesce sempre a resuscitarlo con la complicità di giornali e televisioni che sembra non vivano senza scrivere e parlare di lui.

Infine i parlamentari del M5S, che hanno teste pensanti e sono gli unici che cercano di fare l’interesse del paese, si fanno intimorire dalle sparate di Grillo, altra persona che ora dovrebbe farsi da parte in quanto nemmeno lui siede in Parlamento.

domenica 26 gennaio 2014

Ma in Emilia il terremoto è stato "solo" del 5.9?

Oggi pomeriggio in Grecia, per la precisione nell'isola di Cefalonia, vi è stato un terremoto di magnitudo 6.3 (seguito da altre scosse di oltre il 4) facendo danni alle strade, alle vecchie case ma, per fortuna, nessuna vittima (almeno per quanto si sa al momento in cui scrivoi, ore 20).

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/terremoto_grecia_scossa_puglia_calabria_sicilia/notizie/476742.shtml


Questo ha portato a chidermi: come è possibile che un terremoto di questa magnitudo abbia fatto relativamente pochi danni mentre in Emilia Romagna un terremoto di magnitudo 5.9 ha distrutto case, ha fatto vittime, ha disfatto strade, ha lasciato migliaia di persone fuori casa, ha distrutto fabbriche, aziende, chiese e monumenti in piedi da secoli?? Non mi pare che in Grecia le case siano costruite molto meglio che in Italia!

E se questa sia la prova dell'enorme balla che ci hanno raccontato sulla magnitudo di questo terremoto del maggio 2012, come più volte detto e scritto anche da esperti stranieri.

http://www.centrometeoitaliano.it/terremoto-emilia-quale-fu-la-vera-magnitudo-del-sisma-11-6-2013/


venerdì 24 gennaio 2014

Perché leggere il Fatto Quotidiano

Leggo ogni giorno "Il Fatto Quotidiano" e spiego qui perchè per me è fonte di seria informazione.
Secondo me è sufficiente prenderlo in mano una volta, sfogliarlo, leggerlo…e si è già capito perché ne valga la pena.
Ma comunque io lo leggo e lo consiglio perché:

è un quotidiano nato nel settembre del 2009, esce tutti i giorni in edicola ed, in abbonamento, oltre che cartaceo anche in pdf. E' diretto dal bravo Antonio Padellaro ed ha come vicedirettore il grande Marco Travaglio. 

E’ edito dalla Editoriale Il Fatto spa, una società per azioni priva di azionista di controllo. Il presidente è Antonio Padellaro, l’amministratore delegato è Cinzia Monteverdi. Il consiglio di amministrazione è composto da Luca D’Aprile, Peter Gomez, Marco Tarò e Marco Travaglio.

E’ una preziosa fonte di informazione che si distacca dagli altri giornali allineati ai vari partiti o succubi del governo in carica. Dichiara di ispirarsi alla Costituzione e si propone come una voce indipendente. Anche per questo il Fatto Quotidiano è una rarità nel panorama giornalistico italiano.

E’ il primo giornale che non prende nessun finanziamento pubblico e vive solo delle vendite in edicola, degli abbonamenti dei suoi lettori e di (poca) pubblicità; per questo può dire liberamente quello che pensa e dare notizie obiettive senza farsi sottomettere da nessun “regime”. Questo dovrebbe essere la normalità ma in Italia è un’eccezione che fa la differenza con le testate dei maggiori quotidiani più conosciuti e diffusi, che  ricevono milioni di euro di sovvenzioni pubbliche presi dalle tasse dei cittadini.

Il Fatto Quotidiano ha anche un sito web, (ilfattoquotidiano.it), aperto nel 2010 e diretto da Peter Gomez. Il sito mette a disposizione numerosi degli articoli pubblicati sul giornale, dà spazio a molti blog di giornalisti e persone di professionalità varie. Nel sito è possibile postare commenti, anche se purtroppo la gestione degli stessi è soggetta ad una pessima moderazione e censura dei commenti sgraditi o critici.
A volte trovo i titoli un pò fuorvianti per la voglia di fare scoop, ma nell'insieme una bella e seria pagina, che si mantiene grazie a (tanta) pubblicità e ai soci sostenitori che pagano un piccolo abbonamento e possono votare inchieste o ascoltare una apposita riunione di redazione una volta a settimana e possono intervenire con suggerimenti. 
Personalmente trovo molto più serio ed utile il cartaceo.

Il giornale scrive principalmente di giustizia e politica, non si occupa di cronaca se non per notizie importanti, dà qualche novità di sport e spettacolo. Vi sono a volte articoli ipercritici nei confronti dei programmi televisivi che trovo molto inutili e volutamente polemici. Inoltre il Fatto è entrato nella società con il programma condotto da Michele Santoro "Servizio Pubblico" e lo trovo purtroppo poco obiettivo nelle critiche che fa spesso ai tolk-show. Ma nessuno è perfetto e gli si perdona volentieri queste "pecche".


Ha molte volte dimostrato di dare notizie che gli altri media trascurano o non danno per nulla. In alcuni casi le rivelazioni pubblicate sul giornale hanno portato all’intervento della magistratura. Ha lanciato anche iniziative di raccolta firme online per varie tematiche e fa sondaggi sul sito internet.

In generale un giornale da leggere quotidianamente, al quale ci si affeziona con passione; non leggero per gli argomenti esposti ed il modo pignolo in cui vengono trattati, ma senz’altro un quotidiano che fa buona informazione, anche se non completa per chi vuole avere notizie di cronaca o relative alla “vita di tutti i giorni”.

lunedì 20 gennaio 2014

Marco Travaglio-Ma mi faccia il piacere....

Come tutti i lunedì Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, con la sua ironia, commenta le frasi assurde dei giornali o dei personaggi politici.

C ambio    di    consonante.
“Profonda  sintonia  fra
me  e  Berlusconi”  (Matteo
Renzi, segretario  Pd, 18-1).
Ma forse  voleva dire sinfo-
nia: la Sesta di Tchaikovsky,
detta anche “La Patetica”.
Vergogna postda-
tata.   “Da  dirigente del Pd mi     sono
v e r g o g n ato.    Questo   colloquio 
Renzi-Berlusconi     non
andava  fatto,  è  un
errore        politico”
(Stefano      Fassina,
19-1).  In  effetti Fassina  era
soltanto   il   sottosegretario
dell'Economia  del  governo
appoggiato   da   Berlusconi.
Poi però, quando se ne andò
Berlusconi,  se  ne  andò  an-
che Fassina. Per protesta.
Grandi   opere.   “Ora   rico-
struirò  la  sinistra” (Stefano
Fassina, l'Unità, 6-1). In sca-
la, però.
S c a l fa n o.  “Alfano  può  non
piacere... ma non c'è solo lui
in  questa  prima  esperienza
di destra moderata: ci sono
Lupi, Cicchitto, Quagliariel-
lo” (Eugenio  Scalfari,  la  Re-
p u b b l i ca , 19-1). Ah beh allo-
ra!
Torna a casa Lesso. “Alcuni
esponenti di Forza Italia e il
quotidiano    umoristico    Il
Mattinale   potrebbero   ance
fare a meno di rivolgere ad
Alfano  e  al  Nuovo  centro
destra  sardonici  e  provoca-
tori appelli del tipo 'torna a
casa Lassie'...” (Fabrizio Cic-
chitto,  Ncd,  6-1).  In  effetti
Lassie  era  un  cane  intelli-
gente.
I  professionisti.  “Non  vi  è
prova di alcun inquinamen-
to  probatorio”  (dal  ricorso
degli on. avv. Niccolò Ghe-
dini e Piero Longo contro la
condanna  di  Silvio  Berlu-
sconi    al    processo    Ruby,
15-1). Le hanno nascoste be-
ne, sennò che inquinamento
probatorio sarebbe?
Ictus  &  bunga. “Da Lenin a
Bersani,  l'ictus  si  conferma
malattia   professionale   dei
comunisti”  (Marco  Gorra,
L i b e ro ,  7-1). I  berlusconiani
invece  ne  sono  immuni:  al
massimo, rischiano la sifili-
de.
La  notizia.  “Consigliere  Idv
trova  850 mila  euro  e li  re-
stituisce” (Corriere della sera,
6-1).  Caso  classico  da  ma-
nuale  di scuola  del giorna-
lismo:  l'uomo  che  morde  il
cane.
Sia  chiaro.  “Sia chiaro,  fin-
chè ci sarò io in questo mi-
nistero, i magistrati possono
stare tranquilli” (Anna Ma-
ria Cancellieri, ministro del-
la   Giustizia,   la   Repubblica,
16-1). Ecco, si rilassino e la-
scino in pace i Ligresti.
P asserotto   non   andare   via.    “Uno
shock per non far scivolare il Paese
ne baratro. Si può” (Corrado Passera, la
Re p u b b l i ca , 16-1). Idea geniale: chiamare a
salvare il Paese dal baratro uno di quelli
che l'hanno scavato.
Panciarino.  “Chiamparino e il ritorno in
politica: 'Ho sentito la pancia, non la te-
sta'” (Corriere della sera, 16-1). Gli è tornata
l'acquolina in bocca.
Fa ss a r i n o. “Chiamparino è l'uomo giusto
e non serve fare le primarie” (Piero Fas-
sino,  sindaco  di  Torino,  la  Repubblica,
17-1). Decide tutto lui, il Primario.
Sbattitore  libero.  “Lo  ripeto:  io  non  ho
avuto rapporti con Cosa Nostra, ci sono
andato a sbattere, e in Sicilia può capitare.
Io non volevo certo aiutare la mafia” (Sal-
vatore Cuffaro, Co r r i e re , 13-1). Informò il
boss di Brancaccio, Giuseooe Guttadau-
ro, che era intercettato mandando a mon-
te  le  indagini  su  di  lui,  ma  non  voleva
aiutarlo: ci è andato a sbattere.
La gogna del Merlo. “(Quello della Pa d a n i a
contro la ministra Kyenge, ndr) non è il
primo  naufragio  professionale  del  gior-
nalismo usato come manganello. Abbia-
mo infatti visto altri tentativi di mettere in
piedi  le  gogne.  Recentemente  il  blog  di
Grillo è stato attrezzato come plotone di
esecuzione  con  il  giornalista  Travaglio
nel ruolo qui interpretato dalla direttrice
della  Pa d a n i a ,  la  picchiatrice  onesta  che
istiga e nega, perseguita e fa finta di in-
formare, impagina e sbianchetta” (Fran-
cesco  Merlo,  la  Repubblica,  15-1-2014).
“Antonio  Tabucchi  è  berlusconiano  e
Giuliano Ferrara è comunista... Tabucchi
è berlusconiano nella maniera più sostan-
ziale... infatti ha dato  corpo alle sue os-
sessioni. Il regime, l’Italia imbavagliata, la
fine  della democrazia  raccontati da  Ta-
bucchi sono come i comunisti di Berlu-
sconi e i suoi giudici matti... Alla maniera
di Berlusconi, anche Tabucchi vive e cre-
de  solo  nel  virtuale,  in  un  mondo  ine-
sistente e tuttavia verosimile... Tabucchi
gioca a fare il Gramsci e si cinge la testa
con l’aureola dell’eroismo civile... spaccia
l’astio per pensiero critico... è petulante e
noioso... farnetica... Ferrara è la storia vi-
tale  della  sinistra...  di  una  generazione
che è vissuta negli ideali... è fazione, in-
telligenza e fegatosità... ha creduto in Cra-
xi e ora consiglia Berlusconi, sempre per
passione e mai per calcolo... è intelligente,
vitale, sanguigno, goliardico... ogni gior-
no fatica a restare con Berlusconi” (Fran-
cesco  Merlo, la  Repubblica,  10-10-2003).
Vergogniamoci per Merlo.

giovedì 16 gennaio 2014

Le imposte sui conti correnti e deposito sono una patrimoniale



In questi giorni le banche stanno addebitando le imposte di bollo relative al 2013 sui conti correnti, sui conti deposito e sui portafogli titoli. L’aliquota deliberata dal governo Monti già per il 2012 allo 0,10% , rincarata per il 2013 allo 0,15% (e che aumenterà ancora per il 2014 allo 0,20%) un effetto pesante sull’imposta che si va ad aggiungere a quella fissa di € 34,20 sui conti correnti con deposito superiroe ai 5000 euro. E’ vergognoso che si tassino in questa misura annualmente (e quindi ripetutamente gli stessi imponibili) i risparmi accumulati negli anni che spesso sono frutto di lavoro già ampiamente tassato. 

Inoltre la pesante tassazione va a colpire pure il portafoglio titoli che spesso è composto solamente da titoli di Stato acquistati da famiglie che cercano di far fruttare (ormai in modo irrisorio) quei pochi risparmi accumulati.
Queste imposte dovrebbero essere scaglionate in base alle ricchezze accumulate e dovrebbero incidere in maniera diversa sui risparmi da lavoro o titoli di Stato rispetto alle plusvalenze date da investimenti in borsa, che comuqne vengono già tassati al momento del pagamento.  
Si parla tanto di patrimoniale sui ricchi e del pericolo di preleivo forzoso sugli estratti conto. Queste imposte sono una vera e propria patrimoniale sui pochi soldi con fatica risparmiati dalle famiglie che, quando vengono da reddito da lavoro dipendente o da pensione, sono già ampiamente tassati all'origine. Inoltre, essendo questi cosidetti bolli un'imposta annuale, diventa un prelievo forzoso alla pari di una patriomiale eseguita periodicamente e sugli stessi soldi.

Con queste imposte si continua a mettere tasse su tasse ed ovviamente chi ha grandi capitali tiene i propri soldi all’estero.

lunedì 13 gennaio 2014

Lettera a Pirani di Repubblica su l'accusa di vilipendio a Travaglio



Buongiorno Sig.Pirani,
le scrivo a proposito della sua accusa di vilipendio al Fatto Quotidiano ed in particolare al Sig. Marco Travaglio.
Ritengo che lei dovrebbe andare a vedere sul vocabolario cosa significa “vilipendio” perché mi pare che ritenere tale la critica, dura ma innocente, di Travaglio sullo scontato discorso del Capo dello Stato sia veramente fuori luogo ed un’accusa da parte sua molto grave. Personalmente non guardo mai il discorso di fine anno, lo trovo tempo perso. Tutti gli anni ci vengono propinati 20 minuti di ipocrisie, vengono sbandierati risultati mai raggiunti, false promesse e parecchie frasi demagogiche inutili. Questo Capo dello Stato, l’unico giunto al suo ottavo discorso, fa pure la finta paternale ad un governo che ha fortemente voluto lui accettando di fare le larghe intese che stanno affondando ulteriormente il paese e non giungono a nessun risultato utile per la ripresa. Un governo di persone che sono brave solo a cercare di trovare tutte le strade costituzionali o meno, per non perdere la propria troppo pagata poltrona.

Se vuole chiamare qualcosa  vilipendio lei dovrebbe leggersi l’articolo di Travaglio di domenica 12 gennaio (ma sono sicura che l’ha fatto, se non altro per trovare qualche altra stupidaggine da scrivere e  perché l’invidia è una brutta cosa) sui vergognosi dialoghi dei faccendieri che lucrano sul terremoto dell’Aquila. Quello riterrei vilipendio:  vilipendio verso i morti, verso i loro cari,  vilipendio verso i feriti, contro chi ha perso tutto. Non so se Repubblica abbia avuto il coraggio di denunciare questi fatti, ma lei  forse imparerebbe cosa vuol dire fare del serio giornalismo.

Oltretutto, come vicedirettore di un giornale importante, trovo la sua mossa pure controproducente perché sono tante le persone che leggono sia Il Fatto che Repubblica e muovere un’accusa così pesante nei confronti di un “concorrente” può solo portare alcuni lettori a scegliere solo il primo.


Ritengo di avere perso pure troppo tempo nello scriverle, concludo dicendo che sono orgogliosa di leggere ogni giorno Il Fatto Quotidiano, di dargli il mio piccolo sostegno, sono orgogliosa di aver stretto la mano a persone straordinarie come Antonio Padellaro e Marco Travaglio. Ma sono orgogliosa pure di non leggere Repubblica, anche se penso che non tutti i giornalisti che vi scrivono siano al suo livello.
Saluti.

(Pubblicata, in parte, sul Fatto Quotidiano del 19 gennaio 2014)

giovedì 9 gennaio 2014

Ancora a teatro con Marco Travaglio

Lasciato alle spalle un glorioso 2013 riprende anche per il 2014 il tour dello spettacolo “E’ Stato la mafia” di Marco Travaglio, edito da Promomusic, con le musiche suggestive di Valentino Corvino e la partecipazione di Valentina Lodovini, che debutta nello spettacolo dopo l'uscita di Isabella Ferrari.

Ovviamente non mi sono perso nemmeno questo spettacolo perchè sempre interessante.
Marco comincia con alcune considerazioni sulla politica attuale. Con la sua travolgente ironia parla della caduta di Berlusconi e della situazione paradossale in cui ci troviamo ora.

Dopo di che Marco, con coraggio, entra nel difficile argomento che dà il titolo allo spettacolo:  la trattativa Stato-mafia,  un argomento importante, serio e pesante da trattare. Ma Travaglio lo fa con le sue splendidi doti oratorie riuscendo a tenere attenti all’ascolto per quasi tre ore l’intero teatro, che sta in assoluto silenzio per non perdere nessuna preziosa parola.
Marco ripercorre gli ultimi 20 anni ripetendo, con precisione e accuratezza, i punti salienti che hanno portato alla conoscenza di una vergognosa trattativa avvenuta tra lo Stato e la Mafia. Il primo, sotto ricatto della seconda, avrebbe ceduto in quasi tutti i punti del famoso papello di Riina, per far cessare le stragi che hanno insanguinato l’Italia negli anni 90, comprese le morti di Falcone e Borsellino che avevano intuito come lo Stato non fosse dalla loro parte ma, anzi, li considerasse scomodi perchè stavano arrivando troppo velocemente alla verità.

Travaglio arriva così all’estate del 2012, quando scoppia lo scandalo di alcune intercettazioni tra l’ex onorevole Mancino ed il Capo dello Stato Napolitano, telefonate i cui contenuti, secondo quest'ultimo, devono rimanere sconosciuti e, addirittura, distrutti. Si scatena così, da parte dei giornali e delle televisioni, una guerra contro i magistrati di Palermo, colpevoli di avere, secondo loro, compromesso l’onore della più alta carica dello Stato con accuse infamanti. E Napolitano ricorrerà alla Consulta  sollevando un conflitto di attribuzione.
Il Fatto Quotidiano raccoglierà ben 150000 firme in pieno agosto, in appoggio ai magistrati, di cittadini indignati dal comportamento poco limpido del Capo dello Stato.
Tutto inutile, la Consulta darà ragione a Napolitano, con una sentenza scontata e dalle motivazioni discutibili, e ordinerà di distruggere le intercettazioni.

Marco aggiorna poi lo spettacolo con gli ultimi sviluppi sul Capo dello Stato sempre più presente nelle decisioni politiche. Affronta l'assurdità della sua rielezione e il suo tentativo di non andare a testimoniare sulla trattativa.
Ascoltare Travaglio parlare di questo trattativa in modo chiaro, preciso e attendibile (sono tutti fatti ben documentati) è importante per capire un pezzo disonorevole della storia del nostro paese che, ascoltando telegiornali o leggendo giornali di parte, rimane sconosciuta o addirittura viene capovolta. In questo può dare un grande aiuto leggere l’unico giornale che non prende nessun finanziamento pubblico e dove i giornalisti possono scrivere in assoluta libertà: Il Fatto Quotidiano.


Inoltre a fine 2013 Travaglio ha pubblicato un interessante libro dedicato al Capo dello Stato,  "Viva il Re!" edito da Chiarelettere, dove ripercorre gli ultimi 20 anni mettendo in risalto tutti i fatti che lo riguardano. Questa cronologia fa ben capire come Napo si sia sempre mosso contro gli interessi del paese e a favore di quelli dei governanti di turno.

Il tutto viene intercalato con letture di Valentina Lodovini (che ho trovato veramente brava) che cita scritti di personaggi importanti della storia italiana del passato.
Accompagnano il tutto le suggestive musiche di Corvino, particolari e molto belle.
In definitiva uno spettacolo da non perdere, un Travaglio straordinario che dimostra sempre di essere un giornalista libero, coraggioso e serio. 

Il tour 2014 ha prima tappa a Bologna 1'11 gennaio, poi a Torino il 17 gennaio, Udine il 13 aprile ed altre ne verranno programmate.
Oltre alla pagina di Marco Travaglio e al sito di Promomusic, si possono conoscere le date anche sul  gruppo "Marco Travaglio,grazie!"su Facebook, sempre aggiornato.

mercoledì 8 gennaio 2014

Rinnovo patente, da 9 gennaio 2014 non basterà più il bollino



Roma, 8 gennaio 2014 - Rinnovo patenti: da domani non basterà il bollino ma servirà un nuovo documento. ‘’Su un totale di 37,5 milioni di patenti attive, in Italia sono tra i 4,8 ed i 5 milioni le patenti di guida in scadenza’’. Lo ha detto all’ANSA il Direttore Generale per la Motorizzazione Maurizio Vitelli. Sarà questa, quindi, la platea di automobilisti che nel 2014 dovrà rinnovare il proprio certificato di guida con la nuova procedura che elimina l’etichetta adesiva con la nuova scadenza da apporre sul vecchio documento e prevede invece la stampa di una nuova patente.
‘’Questa nuova procedura - ha precisato Vitelli - ci permetterà entro 10 anni di rinnovare tutto il parco delle patenti attive, sostituendole con il nuovo modello plastificato Card disposto dalla normativa europea, che avrà lo stesso formato dell’attuale ma sarà stampato con nuove modalità laser e criteri antifalsificazione’’. Ma ‘’il vero fatto epocale’’, secondo Vitelli, sarà ‘’l’utilizzo del web per il trasferimento delle certificazioni necessarie al rinnovo della patente fornite da parte del medico. Che ci permetterà di snellire le procedure e di consegnare la nuova patente all’indirizzo indicato dal cittadino al massimo entro una settimana’’.

Con le nuove procedure - ha spiegato il Direttore Generale per la Motorizzazione Maurizio Vitelli - dopo la visita medica obbligatoria ‘’il medico manda via mail alla Motorizzazione l’estratto del certificato che attesta l’idoneità alla guida’’ ed eventuali prescrizioni riguardanti il conducente o l’adattamento del veicolo e a quali condizioni. Poi ‘’ci invia la foto e la firma del cittadino scannerizzate’’.

‘’Noi, sempre via mail, inviamo al medico una ricevuta con tanto di protocollo dove c’è la foto dell’utente, che quindi potrà usarla in attesa dell’arrivo della nuova patente’’. Intanto il nuovo certificato di guida ‘’verrà mandato in stampa, ed entro 7 giorni arriverà all’indirizzo indicato dell’automobilista’’. Qualora il postino non trovasse nessuno in casa dovrebbe lasciare un avviso con un numero di telefono da contattare per concordare un nuovo appuntamento. Se anche questa volta il cittadino fosse assente la nuova patente di guida andrebbe in giacenza alle poste per 60 giorni.

‘’Oltre ad accelerare notevolmente i tempi - ha precisato Vitelli - questa nuova procedura permetterà di assegnare delle immagini a tutti i soggetti che hanno la patente. E questo sarà molto utile per le forze dell’ordine e per evitare falsificazioni. Inoltre sarebbe molto piu’ semplice sostituire una patente che si è persa’’.

(fonte Quotidiano.net)

lunedì 6 gennaio 2014

I pessimi commenti online a Bersani

Il Fatto online ha dovuto chiudere la possibilità di commentare l'articolo sull'emorragia celebrale di Bersani del 5 gennaio per i tremendi commenti scritti. Ormai online manca anche il rispetto per le malattie e si considerano le persone solo per come si muovono politicamente.


E lo dice una che non ci va leggera a volte con le critiche, ma credo che bisogna avere rispetto di una persona che politicamente può non piacere ma in questo momento ha un problema con la salute e che niente dovrebbe centrare con la politica. Molti commenti sono di simpatizzanti del M5S e non credo che i suoi parlamentari e nemmeno Grillo potrebbero mai pensare certe cattiverie di Bersani in un momento simile e possano essere contenti di questo indecente comportamento di alcuni loro elettori.

domenica 5 gennaio 2014

Travaglio dà una spronata al M5S molto immobile

Il M5S, almeno nella persona di Grillo, ha un atteggiamento di rifiuto verso qualsiasi altra proposta, ora pure quella di Renzi, perdendo un'laltra occasione per fare qualcosa per il paese. Questa volta rischiano molto anche in termini elettorali.
Marco Travaglio nei due articoli del 4 e 5 gennaio 2014 fa un'ottima analisi, li sporna a darsi una mossa e risponde alle critiche dei grillini che sono un pò troppo ostinati.



I GUARDIANI DELLO STAGNO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-4 gennaio 2014

 Che senso ha tutto questo agitarsi di Renzi,
 che sforna due o tre proposte al giorno? Il
neosegretario del Pd sfrutta una posizione di
vantaggio che pochi altri protagonisti della politica
possono vantare: nei vent’anni disastrosi
della Seconda Repubblica, Renzi non c’era, almeno
a Roma. Dunque nessuno può imputargli
responsabilità nella catastrofe in cui siamo immersi
e, quando parla, nessuno può domandargli
“dov’eri tu?”. Quando un politico qualsiasi
apre bocca in tv e dice “bisognerebbe fare”, la
gente cambia canale con un fastidioso prurito
alle mani. Quando invece lo fa Renzi, qualcuno
gli crede, qualcuno l’ascolta con diffidenza,
qualcuno gli dà appuntamento sul terreno dei
fatti, qualcuno pensa alla solita propaganda. Ma
nessuno può dirgli: “Senti chi parla, quello degli
inciuci, del Porcellum, delle leggi vergogna, delle
controriforme Fornero”. Renzi però sa che la
luna di miele non durerà molto: anzi, per lui
durerà molto meno che per i suoi precedessori,
eletti in tempi meno nefasti per chi fa politica.
Ancora qualche settimana e verrà rottamato anche
lui, se non sarà riuscito a cambiare nulla non
solo nel Pd, ma soprattutto in Italia. Ed è difficile,
per il segretario di un partito che per giunta
non controlla né la maggioranza dei suoi parlamentari
(espressione del Pd bersaniano, cioè
di un’altra èra geologica) né la sua delegazione
governativa (quasi tutta formata dagli sconfitti
alle primarie), lasciare un segno tangibile di
cambiamento. Perciò Renzi si agita tanto. Non
solo, come dice Grillo, perché è “uno stalker in
cerca di visibilità”. Ma anche perché cerca disperatamente
sponde fuori dalla gabbia asfittica
della maggioranza, anzi della minoranza di governo:
la somma di Pd, Ncd, Sc e Udc nei sondaggi
vale un terzo degli italiani. Infatti Renzi
riunisce i vertici del partito a Firenze, per non
finire immortalato in una di quelle mortifere
foto di gruppo romane con i presunti leader che
fanno scappare anche i topi.
Non che voglia rovesciare subito il governo: ha
semplicemente bisogno di numeri importanti
per far passare qualche riforma molto popolare
e dimostrare di non essere un parolaio come
tutti gli altri. E quei numeri glieli possono portare
solo Grillo o B. Che sono i due leader dell’opposizione,
il che spiega il terrore fra i guardiani
dello stagno: Napolitano, Letta jr., giù giù
fino ad Alfano, Monti, Casini e le altre anime
morte. B., anche morente, è molto più vispo di
tanti quarantenni: infatti s’è subito infilato nel
varco aperto da Renzi. Stupisce invece l’inerzia
dei 5Stelle, che paiono tornati in preda alla paralisi
che li fregò alle consultazioni di marzo-
aprile. Oggi come allora, è il momento di
andare a vedere il gioco di Renzi. Se è un bluff,
avranno il merito di averlo smascherato. Se è
una cosa seria, divideranno con lui il merito di
avere sbloccato l’impasse: siccome Renzi sa che
un asse privilegiato con B. farebbe storcere il
naso a molti dei suoi elettori, il M5S può rendere
molto preziosi i propri voti in Parlamento, dettandogli
alcune condizioni: per esempio, la rinuncia
ai “rimborsi elettorali” – da lui promessa
finora come merce di scambio – che metterebbe
in ginocchio l’apparato Pd. Perché non sfidarlo
a mantenere la parola? Se non lo farà, peggio per
lui. Se lo farà, non si vede cosa impedisca ai
5Stelle di fare ciò che Grillo predica da sempre:
accordarsi in Parlamento sulle cose da fare. Alcune
sono di dubbia utilità (tipo un Senato ridotto
a carrozzone di consiglieri regionali). Altre
sono utilissime, come una delle tre proposte
di legge elettorale (specie la seconda, che riproduce
grosso modo il Mattarellum), le unioni civili
e il taglio delle prebende ai consigli regionali.
A queste, per reciprocità, M5S potrebbe chiedere
di aggiungere un paio di propri cavalli di
battaglia. E otterrebbe tre effetti collaterali mica
 da ridere: tagliare l’erba sotto i piedi al trio Napolitano-
Letta-Alfano; mettere definitivamente
fuori gioco B.; e avvicinare le elezioni. Renzi si
 agita troppo, ma chi sta fermo è peggio di lui.



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LE 5STELLE STANNO A GUARDARE-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-5 gennaio 2013

 Le 5Stelle stanno a guardare di Marco TravagliDa Il Fatto Quotidiano del 05/01/2014

Mi scrivono diversi elettori dei 5Stelle per contestare il mio articolo
“I guardiani dello stagno”. In sintesi, ripetono ciò che dice Beppe Grillo.

1) Di Renzi non c’è da fidarsi, men che meno del Pd.

2) Noi non facciamo accordi con nessuno e il nuovo sistema elettorale lo discutiamo in Rete con la nostra base.

3) Questo Parlamentoè delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum e dunque non può riformarlo.

4) Napolitano deve sciogliere le Camere, mandarci a votare con il vecchio Mattarellum e lasciare che sia il nuovo Parlamento finalmente eletto e non più nominato a metterci mano. In linea di principio, sono tutti argomenti, se non condivisibili, almeno rispettabili. Ma completamente fuori dalla realtà.

1) Per sapere se Renzi sia affidabile o meno, bisogna andare a vedere le sue carte. Se nasconde un bluff, peggio per lui. In caso contrario, peggio per i 5Stelle. Qui non si tratta di firmargli una cambiale in bianco, né – come chiedeva Bersani – di votare la fiducia al buio a un governo deciso da altri e altrove: si tratta di vedere se, nei mesi che mancano all’auspicata fine di questa ridicola legislatura, si possano approvare alcune riforme di rottura che rientrano nel programma die 5Stelle, ma soprattutto negli auspici di tanti italiani, indipendente da come votano. Renzi propone un ventaglio di tre leggi elettorali, untaglio dei fondi pubblici ai consigli regionali, le unioni civili, e l’abolizione del Senato per farne un caravanserraglio di consiglieri regionali. Le prime tre proposte sono buone, la terza pessima. I 5Stelle possono pescare alcune delle proprie proposte più fattibili (embrione di reddito minimo, blocco del Tav Torino-Lione, legge draconiana anti-corruzione e anti-evasione), metterle sul tavolo e discutere con i delegati di Renzi (il Pd, in Parlamento e al governo, è tutt’altra cosa), condizionando il tutto alla rinuncia immediata e definitiva del Pd ai “rimborsi elettorali”. Cos’hanno da perdere?

2) Discutere la legge elettorale in Rete è un’ottima cosa, ma nel frattempo i partiti la discutono in Parlamento e poi l’approvano, pressati dall’imminente pubblicazione della sentenza della Consulta. Se i 5Stelle non partecipano alla discussione e non fanno pesare i propri voti, nascerà una maggioranza Pd-Forza Italia sul modello spagnolo, che favorirà solo quei due partiti (che, con gli alleati- satellite, hanno finora avuto più voti) a scapito di tutti gli altri, 5Stelle in primis.

3) Questo Parlamento è delegittimato, ma chi dice che non può riformare la legge elettorale senz’avere i numeri per impedire agli altri di farlo fa declamazioni oratorie fine a se stesse e – vedi punto 2 – suicide.

4) Lo stesso vale per l’appello a Napolitano perché sciolga le Camere e si dimetta: il presidente ha già detto che non lo farà e i 5Stelle non hanno i numeri per cacciarlo con l’impeachment. Anzi, con il loro immobilismo, fanno di tutto per lasciarlo lì fino al 2020. Solo facendo saltare l’asse Quirinale-Letta-Alfano si accelera lo sfarinamento del governo Letta e l’addio del suo Lord Protettore. E poi che senso ha dire che questo Parlamento non può
cambiare la legge elettorale e che bisogna votare col Mattarellum?
Se si sciolgono le Camere ora, il Mattarellum non c’è. C’è invece la legge elettorale ritagliata dalla Consulta con l’abrogazione del premio di maggioranza e delle liste bloccate, cioè il sistema del 1992: il proporzionale puro con sbarramento e preferenza unica con cui si votò per l’ultima volta nella Prima Repubblica. Un sistema che ci condannerebbe alle larghe intese in saecula saeculorum, salvo che un partito o una coalizione non superi il 50% die voti (mission impossible). È curioso che a battersi per un simile scenario horror sia proprio la forza politica che ne sarebbe più penalizzata. Chi vuole il Mattarellum deve rimboccarsi le maniche, prendere in parola Renzi e sfidarlo a votare la sua proposta numero 2.
Se invece, croninianamente, i 5Stelle stanno a guardare, non fanno che fornire ai loro nemici la corda per impiccarli.

venerdì 3 gennaio 2014

Perfetta analisi di Travaglio sul discorso di fine anno di Napolitano

Personalmente non guardo mai il discorso di fine anno del Capo dello Stato di turno ma leggendo la perfetta “analisi” nel bellissimo articolo di Marco Travaglio sul Fatto di giovedì mi sono ancora più convinta che ascoltarlo non vale nemmeno i soldi per la luce che si spende a tenere acceso il televisore. Tutti gli anni ci vengono propinati 20 minuti di ipocrisie, vengono sbandierati risultati mai raggiunti, false promesse e parecchie frasi demagogiche inutili. Questo Capo dello Stato, l’unico giunto al suo ottavo discorso, fa pure la finta paternale ad un governo che ha fortemente voluto lui accettando di fare le larghe intese che stanno affondando ulteriormente il paese e non giungono a nessun risultato utile per la ripresa. Un governo che è bravo solo a cercare di trovare tutte le strade costituzionali o meno, per non perdere la propria troppo pagata poltrona.
(pubblicato modificato sul Fatto Quotidiano del 4 gennaio)

COLLE 22 -  Marco Travaglio
Metteva tristezza, molta tristezza, l’ottavo monito di Capodanno del Presidente Monarca. Triste il tentativo disperato di recuperare uno straccio di rapporto con la gente comune dopo il crollo di popolarità nei sondaggi (dall’84% di due anni fa al 47-49 di oggi) inaugurando la rubrica “La posta del cuore”: Sua Maestà ha declamato alcune lettere di sudditi in difficoltà per la crisi, omettendo quelle critiche e senza rispondere a nessuna. Triste l’evocazione del dramma degli esodati e il silenzio su chi li ha condannati alla miseria: il governo Monti e la ministra Fornero, creati in laboratorio da lui stesso.Triste l’appello al cambiamento e al rinnovamento della classe politica lanciato da un veterano della Casta entrato in Parlamento nel lontano 1953 per non uscirne mai più. Triste l’encomio al governo Letta jr. per le “misure recenti all’esame del Parlamento in materia di province e di finanziamento pubblico dei partiti”, due maquillage gattopardeschi che non faranno risparmiare un solo euro alla collettività. Triste il successivo atteggiarsi ad arbitro imparziale: “Non tocca a me esprimere giudizi di merito sulle scelte compiute dall’attuale governo… il solo giudice è il Parlamento”, come se non avesse appena elogiato due scelte compiute dall’attuale governo. Triste la citazione con nomi e cognomi dei due marò imputati in India per aver accoppato due innocenti pescatori indiani e spacciati per eroi nazionali martirizzati per la guerra alla pirateria; e, al contempo, il silenzio sul pm Nino Di Matteo condannato a morte da Totò Riina e sui suoi colleghi palermitani minacciati dalla mafia. Tristemente beffardo l’accenno alla Terra dei Fuochi come un “disastro” contro l’“ambiente”, senza una sola parola sulle 150 mila cartoline con le foto dei bambini morti di cancro per un crimine perpetrato dalla camorra e insabbiato per quasi vent’anni dallo Stato, fin da quando lui, Napolitano, era ministro dell’Interno. Tristemente imbarazzante l’autoelogio per lo scrupoloso rispetto delle prerogative presidenziali: “Nessuno può credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale”. Lo dice lui, dunque c’è da credergli: come all’oste che assicura che il vino è buono.

Triste l’excusatio non petita (accusatio manifesta) per la rielezione, sempre smentita e poi accettata dopo ben un quarto d’ora di tormento interiore: “Tutti sanno (a tutti è stato raccontato, ndr) – anche se qualcuno finge di non ricordare – che il 20 aprile, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse e opposte forze politiche perché dessi la mia disponibilità a una rielezione a Presidente, sentii di non potermi sottrarre a un’ulteriore assunzione di responsabilità verso la Nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale”. Peccato che il 20 aprile, dopo la quarta votazione a vuoto per il nuovo presidente, non ci fosse alcuna “paralisi istituzionale”: ben quattro presidenti non furono eletti nei primi quattro scrutini (Saragat passò al 21°, Leone al 23°; Pertini e Scalfaro al 16°), altri quattro passarono al quarto (Einaudi, Gronchi, Segni e Napolitano) e solo tre al primo colpo (De Nicola, Cossiga e Ciampi). E peccato che nessuno abbia ancora spiegato come fu che il mattino del 20 aprile, nel giro di due ore, Bersani, Berlusconi e Gianni Letta, Maroni, Monti e 17 governatori regionali su 20 abbiano avuto tutti insieme la stessa idea di salire in pellegrinaggio al Colle, sincronizzati disciplinatamente, per chiedergli di restare: furono colti tutti e 22 contemporaneamente da un attacco di telepatia o qualcuno suggerì loro quella scelta e dettò loro i tempi delle visite scaglionate? Triste, infine, la conferma del suo “mandato a tempo” e “a condizione”, espressamente vietato dalla Costituzione. Che, all’articolo 85, recita: “Il presidente della Repubblica è eletto per sette anni”. Non per la durata che decide lui, né tantomeno alle condizioni che impone lui.

Alla base di quella norma costituzionale tanto secca quanto perentoria c’è un motivo molto semplice: le istituzioni e i cittadini devono sapere quando scade il presidente e viene eletto il successore, affinché le elezioni presidenziali non condizionino permanentemente la normale vita democratica. Ma Napolitano se ne frega e conferma: “Resterò Presidente fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile… e dunque di certo solo per un tempo non lungo”. Cioè soltanto finché durerà il presunto stato di necessità, che però non dipende da fattori oggettivi e da tutti verificabili, ma esclusivamente dal suo insindacabile capriccio. Se ne andrà quando non sarà più necessario, ma il necessario lo decide lui. Dal Comma 22 al Colle 22. Così ogni giorno, ogni minuto, il Parlamento rimarrà ricattato da questa spada di Damocle, e ogni volta che deciderà qualcosa su qualunque materia, dalla legge elettorale in giù, ogni parlamentare si domanderà se stia facendo il meglio non per gli elettori, ma per il capo dello Stato. Che sarà dunque il padrone assoluto del Parlamento, e quindi del governo: perché ha annunciato che si dimetterà certamente prima del 2020, ma non ha precisato quando. Insomma resterà una mina vagante in grado di condizionare governi, maggioranze e opposizioni, ma anche l’elezione del successore (che, se Napolitano se ne andrà prima delle prossime elezioni, rispecchierà verosimilmente l’attuale asse Pd-Udc-Sc-Ncd; se invece sloggerà dopo, ne rifletterà un’altra ancora tutta da immaginare). E meno male che dice di conoscere bene “i limiti dei miei poteri e delle mie possibilità”: deve averglieli spiegati, in sogno, il Re Sole.

(dal Fatto Quotidiano del 2 gennaio 2013)

giovedì 2 gennaio 2014

Mandiamo un augurio per il 2014 a Marco Travaglio

In questo inizio 2014 ho pensato ad una cosa carina (e spero gradita) da fare per dimostrare a Marco Travaglio quanto il gruppo "Marco Travaglio, grazie!" su Facebook gli sia vicino e quanto le persone iscritte (e non solo) apprezzino il suo lavoro.
Questo anche per contrastare i pessimi commenti che a volte si trovano nella sua pagina.
Mi piacerebbe coinvolgere tutti gli iscritti in un augurio, una richiesta, un consiglio, qualsiasi cosa che vogliate trasmettergli attraverso un messaggio o un commento in questo post sul mio blog.
E tra una decina di giorni proverò a raccogliere il tutto e a farglielo avere.

Intanto comincio con il mio:
auguro a Marco di rimanere in salute, di poter sempre dividere le migliori cose con la sua famiglia e tutti i suoi cari. Gli auguro di rimanere la persona straordinaria, sincera, pulita ed onesta che è (ma su questo non ho dubbi), di mantenere la sua onestà intellettuale, di poter sempre fare al meglio il suo lavoro. Gli auguro di trovare meno imbecilli sulla sua strada (cosa alquanto difficile) e di dover affrontare meno cause ma, nel caso, di vincerle tutte perchè lo merita. La mia profonda stima e sincerità mi impone anche di augurargli di perdere quel poco di presunzione che lo porta a volte ad arrabbiarsi e ad offendere pure i suoi lettori (anche se lo capisco bene, con certa gente...). Per concludere gli suggerisco di gaurdarsi sempre alle spalle e gli auguro di cuore che nessuno possa mai fargli del male.

Chi ha voglia di scrivere qualcosa può lasciare un commento sotto con il proprio nome oppure scriverlo nell'apposito evento creato su Facebook , io lo riporto qui identico e con il nome. Grazie.

La stupidità di certe persone a Capodanno



Tutti gli anni nella notte di Capodanno si ripete la stessa storia. 
Nonostante i divieti ed i rischi ben conosciuti parecchie persone si “divertono” con botti, fuochi d’artificio e persino pistole (!) per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo. E regolarmente qualcuno finisce per farsi male in modo grave ma, soprattutto, fa male ad altre persone. 
Incredibile poi la stupidità di alcune persone che danno in mano a ragazzini o addirittura bambini dei veri e propri ordigni con i quali rischiano ferite gravi se non mutilazioni alle mani o perdita della vista. 

Forse il miglior insegnamento per queste persone  adulte (almeno nell’età anagrafica) sarebbe il cominciare  a far pagare loro gli interventi di pronto soccorso, visto che la loro stupidità è un costo per tutta la collettività e porta un impegno aggiuntivo agli operatori sanitari. Forse l’anno prossimo avremmo meno stolti che si fanno male.