Il M5S, almeno nella persona di Grillo, ha un atteggiamento di rifiuto verso qualsiasi altra proposta, ora pure quella di Renzi, perdendo un'laltra occasione per fare qualcosa per il paese. Questa volta rischiano molto anche in termini elettorali.
Marco Travaglio nei due articoli del 4 e 5 gennaio 2014 fa un'ottima analisi, li sporna a darsi una mossa e risponde alle critiche dei grillini che sono un pò troppo ostinati.
I GUARDIANI DELLO STAGNO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-4 gennaio 2014
Che senso ha tutto questo agitarsi di Renzi,
che sforna due o tre proposte al giorno? Il
neosegretario del Pd sfrutta una posizione di
vantaggio che pochi altri protagonisti della politica
possono vantare: nei vent’anni disastrosi
della Seconda Repubblica, Renzi non c’era, almeno
a Roma. Dunque nessuno può imputargli
responsabilità nella catastrofe in cui siamo immersi
e, quando parla, nessuno può domandargli
“dov’eri tu?”. Quando un politico qualsiasi
apre bocca in tv e dice “bisognerebbe fare”, la
gente cambia canale con un fastidioso prurito
alle mani. Quando invece lo fa Renzi, qualcuno
gli crede, qualcuno l’ascolta con diffidenza,
qualcuno gli dà appuntamento sul terreno dei
fatti, qualcuno pensa alla solita propaganda. Ma
nessuno può dirgli: “Senti chi parla, quello degli
inciuci, del Porcellum, delle leggi vergogna, delle
controriforme Fornero”. Renzi però sa che la
luna di miele non durerà molto: anzi, per lui
durerà molto meno che per i suoi precedessori,
eletti in tempi meno nefasti per chi fa politica.
Ancora qualche settimana e verrà rottamato anche
lui, se non sarà riuscito a cambiare nulla non
solo nel Pd, ma soprattutto in Italia. Ed è difficile,
per il segretario di un partito che per giunta
non controlla né la maggioranza dei suoi parlamentari
(espressione del Pd bersaniano, cioè
di un’altra èra geologica) né la sua delegazione
governativa (quasi tutta formata dagli sconfitti
alle primarie), lasciare un segno tangibile di
cambiamento. Perciò Renzi si agita tanto. Non
solo, come dice Grillo, perché è “uno stalker in
cerca di visibilità”. Ma anche perché cerca disperatamente
sponde fuori dalla gabbia asfittica
della maggioranza, anzi della minoranza di governo:
la somma di Pd, Ncd, Sc e Udc nei sondaggi
vale un terzo degli italiani. Infatti Renzi
riunisce i vertici del partito a Firenze, per non
finire immortalato in una di quelle mortifere
foto di gruppo romane con i presunti leader che
fanno scappare anche i topi.
Non che voglia rovesciare subito il governo: ha
semplicemente bisogno di numeri importanti
per far passare qualche riforma molto popolare
e dimostrare di non essere un parolaio come
tutti gli altri. E quei numeri glieli possono portare
solo Grillo o B. Che sono i due leader dell’opposizione,
il che spiega il terrore fra i guardiani
dello stagno: Napolitano, Letta jr., giù giù
fino ad Alfano, Monti, Casini e le altre anime
morte. B., anche morente, è molto più vispo di
tanti quarantenni: infatti s’è subito infilato nel
varco aperto da Renzi. Stupisce invece l’inerzia
dei 5Stelle, che paiono tornati in preda alla paralisi
che li fregò alle consultazioni di marzo-
aprile. Oggi come allora, è il momento di
andare a vedere il gioco di Renzi. Se è un bluff,
avranno il merito di averlo smascherato. Se è
una cosa seria, divideranno con lui il merito di
avere sbloccato l’impasse: siccome Renzi sa che
un asse privilegiato con B. farebbe storcere il
naso a molti dei suoi elettori, il M5S può rendere
molto preziosi i propri voti in Parlamento, dettandogli
alcune condizioni: per esempio, la rinuncia
ai “rimborsi elettorali” – da lui promessa
finora come merce di scambio – che metterebbe
in ginocchio l’apparato Pd. Perché non sfidarlo
a mantenere la parola? Se non lo farà, peggio per
lui. Se lo farà, non si vede cosa impedisca ai
5Stelle di fare ciò che Grillo predica da sempre:
accordarsi in Parlamento sulle cose da fare. Alcune
sono di dubbia utilità (tipo un Senato ridotto
a carrozzone di consiglieri regionali). Altre
sono utilissime, come una delle tre proposte
di legge elettorale (specie la seconda, che riproduce
grosso modo il Mattarellum), le unioni civili
e il taglio delle prebende ai consigli regionali.
A queste, per reciprocità, M5S potrebbe chiedere
di aggiungere un paio di propri cavalli di
battaglia. E otterrebbe tre effetti collaterali mica
da ridere: tagliare l’erba sotto i piedi al trio Napolitano-
Letta-Alfano; mettere definitivamente
fuori gioco B.; e avvicinare le elezioni. Renzi si
agita troppo, ma chi sta fermo è peggio di lui.
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LE 5STELLE STANNO A GUARDARE-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-5 gennaio 2013
Le 5Stelle stanno a guardare di Marco TravagliDa Il Fatto Quotidiano del 05/01/2014
Mi scrivono diversi elettori dei 5Stelle per contestare il mio articolo
“I guardiani dello stagno”. In sintesi, ripetono ciò che dice Beppe Grillo.
1) Di Renzi non c’è da fidarsi, men che meno del Pd.
2) Noi non facciamo accordi con nessuno e il nuovo sistema elettorale lo discutiamo in Rete con la nostra base.
3) Questo Parlamentoè delegittimato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum e dunque non può riformarlo.
4) Napolitano deve sciogliere le Camere, mandarci a votare con il vecchio Mattarellum e lasciare che sia il nuovo Parlamento finalmente eletto e non più nominato a metterci mano. In linea di principio, sono tutti argomenti, se non condivisibili, almeno rispettabili. Ma completamente fuori dalla realtà.
1) Per sapere se Renzi sia affidabile o meno, bisogna andare a vedere le sue carte. Se nasconde un bluff, peggio per lui. In caso contrario, peggio per i 5Stelle. Qui non si tratta di firmargli una cambiale in bianco, né – come chiedeva Bersani – di votare la fiducia al buio a un governo deciso da altri e altrove: si tratta di vedere se, nei mesi che mancano all’auspicata fine di questa ridicola legislatura, si possano approvare alcune riforme di rottura che rientrano nel programma die 5Stelle, ma soprattutto negli auspici di tanti italiani, indipendente da come votano. Renzi propone un ventaglio di tre leggi elettorali, untaglio dei fondi pubblici ai consigli regionali, le unioni civili, e l’abolizione del Senato per farne un caravanserraglio di consiglieri regionali. Le prime tre proposte sono buone, la terza pessima. I 5Stelle possono pescare alcune delle proprie proposte più fattibili (embrione di reddito minimo, blocco del Tav Torino-Lione, legge draconiana anti-corruzione e anti-evasione), metterle sul tavolo e discutere con i delegati di Renzi (il Pd, in Parlamento e al governo, è tutt’altra cosa), condizionando il tutto alla rinuncia immediata e definitiva del Pd ai “rimborsi elettorali”. Cos’hanno da perdere?
2) Discutere la legge elettorale in Rete è un’ottima cosa, ma nel frattempo i partiti la discutono in Parlamento e poi l’approvano, pressati dall’imminente pubblicazione della sentenza della Consulta. Se i 5Stelle non partecipano alla discussione e non fanno pesare i propri voti, nascerà una maggioranza Pd-Forza Italia sul modello spagnolo, che favorirà solo quei due partiti (che, con gli alleati- satellite, hanno finora avuto più voti) a scapito di tutti gli altri, 5Stelle in primis.
3) Questo Parlamento è delegittimato, ma chi dice che non può riformare la legge elettorale senz’avere i numeri per impedire agli altri di farlo fa declamazioni oratorie fine a se stesse e – vedi punto 2 – suicide.
4) Lo stesso vale per l’appello a Napolitano perché sciolga le Camere e si dimetta: il presidente ha già detto che non lo farà e i 5Stelle non hanno i numeri per cacciarlo con l’impeachment. Anzi, con il loro immobilismo, fanno di tutto per lasciarlo lì fino al 2020. Solo facendo saltare l’asse Quirinale-Letta-Alfano si accelera lo sfarinamento del governo Letta e l’addio del suo Lord Protettore. E poi che senso ha dire che questo Parlamento non può
cambiare la legge elettorale e che bisogna votare col Mattarellum?
Se si sciolgono le Camere ora, il Mattarellum non c’è. C’è invece la legge elettorale ritagliata dalla Consulta con l’abrogazione del premio di maggioranza e delle liste bloccate, cioè il sistema del 1992: il proporzionale puro con sbarramento e preferenza unica con cui si votò per l’ultima volta nella Prima Repubblica. Un sistema che ci condannerebbe alle larghe intese in saecula saeculorum, salvo che un partito o una coalizione non superi il 50% die voti (mission impossible). È curioso che a battersi per un simile scenario horror sia proprio la forza politica che ne sarebbe più penalizzata. Chi vuole il Mattarellum deve rimboccarsi le maniche, prendere in parola Renzi e sfidarlo a votare la sua proposta numero 2.
Se invece, croninianamente, i 5Stelle stanno a guardare, non fanno che fornire ai loro nemici la corda per impiccarli.