Questo sondaggio direi che esprime chiaramente cosa pensano gli italiani di Carlo Cottarelli e di quanta voglia avevano di vederlo al governo.
L'uomo scelto da Mattarella per fermare un governo M5S-Lega ha un gradimento che raggiunge a malapena il 30%.
Considerando che probabilmente non avrebbe ottenuto la fiducia nemmeno in Parlamento, cosa ci andava a fare?
(MS)
giovedì 31 maggio 2018
Salvini ora dimostri buon senso
Nell’editoriale del 31 maggio Marco Travaglio ha dato ottimi
consigli a tutti i politici che in questi giorni devono necessariamente formare
un governo perché hanno in mano il destino dell’Italia per l’immediato futuro
che, se continua questa instabilità che dura già da tre mesi, non è roseo.
Bene
ha fatto Di Maio a lasciar perdere l’inutile impeachment e Salvini, che ha
dimostrato di saper giocare molto bene le sue carte e ha fatto un buon lavoro
con Di Maio redigendo il contratto di governo, ora dimostri buon senso tornando
in parte sui suoi passi (Savona a un altro ministero) e dimostri che è
veramente interessato al paese e non alla sedia di leader.
Se si torna a votare
con questa legge elettorale, i sondaggi lo danno vincente insieme al M5S, ma se
gli italiani dovessero capire che sta facendo un gioco sporco, non è detto che
la sua vittoria sarebbe così sicura. E ci ritroveremmo nella stesa identica
situazione di stallo.
Se dovessero passare altri mesi di estenuante campagna
elettorale in piena estate con le solite promesse vane e con un voto in cui l’astensionismo
sarebbe il “partito” vincente, forse tutti avrebbero da perderci.
Siccome pare
che il Capo dello Stato, dopo il suo errore, sia disposto a riprendere in considerazione,
come giusto, un governo politico, i partiti dimostrino ora serietà.
(MS)Mattarella lo voleva un governo M5S-Lega?
Tutto il caos di questi giorni per la decisione di
Mattarella di non accettare Savona come ministro dell’Economia che, senza nomi alternativi
da parte di Di Maio e Salvini, ha fatto decadere la possibilità di un governo
politico votato dai cittadini, fa venire un dubbio.
Dal momento che Cottarelli era pressoché pronto a fare il premier (anche se la sua posizione è molto in bilico), non è che il Capo dello Stato, su pressione dell’Europa e dei “privilegiati” (che con un governo M5S-Lega potevano rimetterci), avesse già comunque in mente di non far partire il governo eletto e avrebbe dato il veto a un qualsiasi ministro presentato? A volte a pensar male ci si prende.
Dal momento che Cottarelli era pressoché pronto a fare il premier (anche se la sua posizione è molto in bilico), non è che il Capo dello Stato, su pressione dell’Europa e dei “privilegiati” (che con un governo M5S-Lega potevano rimetterci), avesse già comunque in mente di non far partire il governo eletto e avrebbe dato il veto a un qualsiasi ministro presentato? A volte a pensar male ci si prende.
Dal momento che anche Cottarelli ha avuto in passato posizioni
molto critiche sull’unione monetaria, non è chiara la differenza con Paolo
Savona, persona seria e che aveva precisato che non aveva nessuna intenzione di
spingere per far uscire l’Italia dall’Europa.
L’impressione è che non si vogliano questi due partiti al comando
per favorire i soliti governi tecnici, di scopo, ecc. che nulla cambierebbero
dei privilegi delle elite e nulla farebbero per contrastare la posizione
ricattatoria dell’Europa a causa del nostro enorme debito pubblico.
Il presidente torni sulla sua posizione e lasci governare
M5S e Lega che, con un contratto di governo, hanno dimostrato di voler
seriamente partire. Almeno potrebbero comincia, dove possibile, a cambiare un po’ di cose che
non vanno in questo assurdo paese.
martedì 29 maggio 2018
L'ingerenza di Mattarella per evitare un governo M5S-Lega
L’ingerenza di Mattarella nell’impedire la nascita del
governo M5S-Lega fermando la nomina di Paolo Savona, antieuropeista convinto,
ci fa capire come il voto degli italiani conti ben poco.
Oltre al “terrorismo”
mediatico messo in atto da vari giornali nelle ultime settimane e da tutte le
televisioni, quello politico di Pd e Fi e quello europeo contro il governo nascente,
persino il nostro Capo dello Stato impedisce un governo eletto dal popolo trattando
i cittadini come sudditi che contano solo quando votano quello che piace alle
elite e all’Europa.
Come Napolitano, anche Mattarella si comporta da re del
sistema e nulla vuole che cambi in questa Italia serva dell’Europa e
prigioniera del debito pubblico.
La motivazione che ha dato Mattarella è quella di tutelare i risparmi degli italiani. A parte che l’impressione dei cittadini è che i pochi risparmi rimasti da quando siamo in questa crisi economica e in questa Europa sanguisuga, ce li vogliano portare via tutti, ma dov’era il Presidente quando fallivano alcune banche lasciando i cittadini in mutande senza nessuna tutela?
(MS)
La motivazione che ha dato Mattarella è quella di tutelare i risparmi degli italiani. A parte che l’impressione dei cittadini è che i pochi risparmi rimasti da quando siamo in questa crisi economica e in questa Europa sanguisuga, ce li vogliano portare via tutti, ma dov’era il Presidente quando fallivano alcune banche lasciando i cittadini in mutande senza nessuna tutela?
(MS)
giovedì 24 maggio 2018
La crescita del debito pubblico negli anni
La crescita del debito pubblico in Italia è sempre stata presente e una costante della nostra vita. Un debito che ci portiano dietro almeno dal 1970 e che è andato sempre aumentando qualsiasi governo vi sia stato e di qualsiasi colore fosse.
Un debito che non riusciamo a risanare nonostante i sacrifici fatti dai cittadini l'elevato aumento delle tasse che ogni anno hanno portato via sempre più soldi dalle tasche degli italiani.
Almeno da quelli che le tasse le pagano, cioè in gran parte dipendenti e pensionati.
La spesa pubblica è stata ridotta solo per i servizi e la sanità, mentre gli appalti, grazie alla corruzione presente a ogni livello istituzionale nel nostro paese, sono aumentati di costo e tanti sono i lavori incompiuti costati una follia.
Un debito che difficilmente scenderà (anche se parecchi economisti dicono non sia un problema) e che ci tiene schiavi dell'Europa.
(MS)
mercoledì 23 maggio 2018
Assegni senza "non trasferibile", multa esagerata!
Il Ministero del’Economia sta pensando di modificare finalmente le pesanti sanzioni per gli assegni senza la clausola di non trasferibilità che sono veramente assurde se l'errore fatto in buona fede.
La norma antiriciclaggio è di dieci anni fa, ma le sanzioni sono state inasprite nel 2017, portando l’ammenda da 3.000 a 50.000 euro per importi trasferiti da un minimo di 1.000 a un massimo di 250.000 euro.
A fronte di 1.692 assegni contestati, rileva il ministero dell’Economia e delle Finanze, in alcuni casi le multe hanno colpito cittadini che in buona fede hanno utilizzato assegni senza clausola di non trasferibilità. Per questo il Mef sta valutando la possibilità di modificare il regime sanzionatorio, recuperando la proporzionalità tra l’importo trasferito e la sanzione.
Dal 2008 le banche non stampano più carnet di assegni senza la clausola di non trasferibilità, il Mef spiega che se qualcuno dovesse trovarsi nel cassetto un vecchio blocchetto può ancora utilizzarlo per trasferimenti di denaro di importo pari o superiore a 1.000 euro a patto che scriva di suo pugno “non trasferibile”. Se l’importo è inferiore a 1.000 euro l’assegno può essere fatto circolare anche senza clausola.
Dall’indagine condotta dal Mef per analizzare la consistenza del fenomeno è emerso che nessuna sanzione è mai stata ancora comminata ai sensi della nuova normativa e che tra tutti i sanzionati solo in 107 hanno deciso di pagare l’oblazione, che consente di concludere anticipatamente il procedimento sanzionatorio.
Conviene comunque fare sempre attenzione quando si compila e firma un’assegno o se lo si incassa per il proprio conto corrente: dev’esserci per forza la dicitura “non trasferibile”, altrimenti si rischia una super-multa da 50.000 euro. Da quanto è entrata in vigore la normativa antiriciclaggio, nel 2007 col D.Lgs. n. 231, utilizzare assegni senza la clausola di non trasferibilità può avere conseguenze davvero disastrose.
Prima si rischiava di pagare sanzioni da 1.000 ad addirittura 250.000 euro, oggi, dopo il D.Lgs. n. 90/2017, le multe vanno dai 3.000 ai 50.000, con la possibilità di pagare un importo ridotto facendo ricorso alla cosiddetta oblazione: si va in questi casi da 6.000 euro (il doppio della sanzione minima) fino a 16.600 euro (un terzo della sanzione massima). Comunque, una bella cifra, che di sicuro spinge a controllare l’utilizzo esclusivo di assegni non trasferibili.
E' assurdo che la sanzione sia “assoluta”, senza cioè alcun legame con gli importi trasferiti: il rischio è quindi quello di dover pagare sanzioni da migliaia di euro per assegni di valore irrisorio. Lo stesso MEF ha dichiarato di stare vagliando la possibilità di modificare il regime sanzionatorio, recuperando la proporzionalità tra l’importo trasferito e la sanzione.
Se per caso ci si trova di fronte un assegno che non ha la dicitura "non trasferibile", il cittadino può apporre personalmente la suddetta dicitura.
Il problema è che le stesse banche non sono tenute a rifiutare eventuali assegni irregolari: li versano e poi possono segnalare il fatto al Ministero che farà scattare la sanzione, sia verso chi ha emesso l’assegno che verso chi l’ha incassato.
L’unico caso in cui la banca può essere corresponsabile è quando il cliente può dimostrare che il libretto privo di clausola “non trasferibile” sia stato consegnato dalla banca dopo l’entrata in vigore della normativa.
La norma antiriciclaggio è di dieci anni fa, ma le sanzioni sono state inasprite nel 2017, portando l’ammenda da 3.000 a 50.000 euro per importi trasferiti da un minimo di 1.000 a un massimo di 250.000 euro.
A fronte di 1.692 assegni contestati, rileva il ministero dell’Economia e delle Finanze, in alcuni casi le multe hanno colpito cittadini che in buona fede hanno utilizzato assegni senza clausola di non trasferibilità. Per questo il Mef sta valutando la possibilità di modificare il regime sanzionatorio, recuperando la proporzionalità tra l’importo trasferito e la sanzione.
Dal 2008 le banche non stampano più carnet di assegni senza la clausola di non trasferibilità, il Mef spiega che se qualcuno dovesse trovarsi nel cassetto un vecchio blocchetto può ancora utilizzarlo per trasferimenti di denaro di importo pari o superiore a 1.000 euro a patto che scriva di suo pugno “non trasferibile”. Se l’importo è inferiore a 1.000 euro l’assegno può essere fatto circolare anche senza clausola.
Dall’indagine condotta dal Mef per analizzare la consistenza del fenomeno è emerso che nessuna sanzione è mai stata ancora comminata ai sensi della nuova normativa e che tra tutti i sanzionati solo in 107 hanno deciso di pagare l’oblazione, che consente di concludere anticipatamente il procedimento sanzionatorio.
Conviene comunque fare sempre attenzione quando si compila e firma un’assegno o se lo si incassa per il proprio conto corrente: dev’esserci per forza la dicitura “non trasferibile”, altrimenti si rischia una super-multa da 50.000 euro. Da quanto è entrata in vigore la normativa antiriciclaggio, nel 2007 col D.Lgs. n. 231, utilizzare assegni senza la clausola di non trasferibilità può avere conseguenze davvero disastrose.
Prima si rischiava di pagare sanzioni da 1.000 ad addirittura 250.000 euro, oggi, dopo il D.Lgs. n. 90/2017, le multe vanno dai 3.000 ai 50.000, con la possibilità di pagare un importo ridotto facendo ricorso alla cosiddetta oblazione: si va in questi casi da 6.000 euro (il doppio della sanzione minima) fino a 16.600 euro (un terzo della sanzione massima). Comunque, una bella cifra, che di sicuro spinge a controllare l’utilizzo esclusivo di assegni non trasferibili.
E' assurdo che la sanzione sia “assoluta”, senza cioè alcun legame con gli importi trasferiti: il rischio è quindi quello di dover pagare sanzioni da migliaia di euro per assegni di valore irrisorio. Lo stesso MEF ha dichiarato di stare vagliando la possibilità di modificare il regime sanzionatorio, recuperando la proporzionalità tra l’importo trasferito e la sanzione.
Se per caso ci si trova di fronte un assegno che non ha la dicitura "non trasferibile", il cittadino può apporre personalmente la suddetta dicitura.
Il problema è che le stesse banche non sono tenute a rifiutare eventuali assegni irregolari: li versano e poi possono segnalare il fatto al Ministero che farà scattare la sanzione, sia verso chi ha emesso l’assegno che verso chi l’ha incassato.
L’unico caso in cui la banca può essere corresponsabile è quando il cliente può dimostrare che il libretto privo di clausola “non trasferibile” sia stato consegnato dalla banca dopo l’entrata in vigore della normativa.
Ma quanto è diventata importante l'Italia in Europa!?
E’ incredibile come l’Italia in questo periodo sia
importante per l’Europa! Solitamente nelle germaniche stanze europee l’Italia
non conta nulla, siamo il paese al quale si può togliere ogni velleità di
riscatto, quello al quale togliere il prestigio delle nostre eccellenze
culinarie e artigianali.
Quello che deve rimborsare il debito pubblico anche a
costo di mandare in rovina i cittadini e quello di cui si ride per l’ignoranza
dei suo rappresentanti. E naturalmente siamo
il paese al quale lasciare tutta l’incombenza, i costi e le difficoltà dell’immigrazione
nel più totale menefreghismo della altre frontiere chiuse.
Eppure improvvisamente, grazie al governo
nascente M5S-Lega malvisto da chi vuole tenerci “servi” (nonostante le
opportunistiche rassicurazioni dei due leader Di Maio e Salvini e dei nomi che
stanno uscendo del premier e dei ministri), l’Italia è diventata importantissima
in Europa, al punto che il governo nascente potrebbe mettere in pericolo l’Unione
Europea e l’unione monetaria. Con pure il tremendo rischio (per loro) che l’Italia
debba uscirne! Ma questo governo mette così tanta paura?
(MS)
venerdì 18 maggio 2018
I punti principali del contratto M5S-Lega
Nella tabella i punti chiave del contratto nella sua fase conclusiva e che ora è al vaglio dei grillini e che poi lunedì dovrà arrivare al Capo dello Stato.
Qui invece il contratto intero.
Qui invece il contratto intero.
M5S-Lega, possiamo vedere cosa fanno prima di criticarli??
In queste settimane si è sentito di tutto sul “contratto”
tra Di Maio e Salvini, critiche a non finire o elogi spropositati. Perché non
si trova quasi nessuno che dica semplicemente di aspettare a vedere come si
muovono M5S e Lega, prima di criticare?
Già hanno tutti addosso, a partire da molti giornali e
giornalisti influenti, fino all'Europa
sanguisuga, passando per tutti i benestanti e le varie elite che non vogliono
cambiare di una virgola la loro
posizione e hanno una paura fottuta di perdere parte dei propri privilegi,
almeno lasciamoli lavorare prima di offenderli!!
E sarebbe pure ora di smetterla di dare del fascista a
Salvini e del "cazzaro verde" (insultare
vuol dire avere pochi argomenti), perchè esso rappresenta la parte dell'Italia
che non ha proprio niente di fascista ma è stanca dei soprusi,
dell'immigrazione, delle ingiustizie, dell’Europa, ecc. Ed è una parte di paese
che va rispettata, non insultata! In gran parte è l’Italia che si fa il mazzo per
campare ed è stufa di essere trattata come frutta da spremere e calpestare.
Poi non andrebbe nemmeno dimenticato (ma pare lo abbiano
fatto tutti, grillini comrpesi) che anche il M5S, alla sua nascita, diceva le
stesse cose che ha sempre detto Salvini con molta più coerenza.
Non ci ricordiamo più i V-Day? Quando Grillo sparava contro
l’Europa, l’immigrazione, l’Euro, le banche, ecc.?? Detto da lui non era fascista
ma acqua fresca? Un pò di obiettività non guasterebbe!
Ora anche il M5S ha preso molto la strada del politicamente
corretto per convenienza ma l’unione con la Lega è sicuramente fonte di novità,
un governo da provare.
L’alternativa era continuare con un governo non eletto al servizio dell’Europa e questo sarebbe stato vergognoso oltre che disastroso.
L’alternativa era continuare con un governo non eletto al servizio dell’Europa e questo sarebbe stato vergognoso oltre che disastroso.
Che piaccia o no gli italiani hanno votato in gran parte M5S
e Lega e la democrazia deve dare spazio a questa “unione” (non al Pd che ha
perso le elezioni!). La democrazia non può essere bella solo quando i cittadini
votano ciò che ci piace.
Tutti gli ex Pd vogliono il cambiamento ma poi al lato pratico, quando questo pare cominciare, vogliono rimanere con la vecchia politica a cercare una sinistra che non c'è più e che, negli ultimi anni, ha mandato in rovina il paese.
Bene fanno Di Maio e Salvini ad andare aventi senza
ascoltare tutti quelli che i problemi non li capiscono o non li vogliono
capire, senza ascoltare le minacce dell’Europa e dei mercati (questi ultimi si
adegueranno, lo hanno fatto con Trump!).
Magari non combineranno nulla di buono (per i cittadini
nessuno lo fa in una paese sull’orlo del fallimento), ma almeno diamogli una
possibilità!
(MS)
(MS)
giovedì 17 maggio 2018
L'Europa ci avverte, è lei la padrona
L’Europa ha cominciato a scatenare le sue invettive verso il possibile governo nascente M5S-Lega più del solito.
La cara Europa, in cui ci ha infilato l'altrettanto caro Prodi, ci tiene in ostaggio col debito pubblico e ci fa presente che nulla deve cambiare qualsiasi governo venga creato.
Ovviamente dobbiamo tenere fede all’austerità che ci manda in miseria e dobbiamo tenerci tutti gli immigrati che arrivano perché il resto dell’Europa alza le barricate e chiude i confini (e ci dà pure dei razzisti).
I nuovi governanti, di qualsiasi colore siano, sono avvertiti. I padroni sono altri e nessuno deve sgarrare. Col beneplacido del Capo dello Stato, tutto cambia perché nulla cambi.
(MS)
La cara Europa, in cui ci ha infilato l'altrettanto caro Prodi, ci tiene in ostaggio col debito pubblico e ci fa presente che nulla deve cambiare qualsiasi governo venga creato.
Ovviamente dobbiamo tenere fede all’austerità che ci manda in miseria e dobbiamo tenerci tutti gli immigrati che arrivano perché il resto dell’Europa alza le barricate e chiude i confini (e ci dà pure dei razzisti).
I nuovi governanti, di qualsiasi colore siano, sono avvertiti. I padroni sono altri e nessuno deve sgarrare. Col beneplacido del Capo dello Stato, tutto cambia perché nulla cambi.
(MS)
martedì 15 maggio 2018
Se l'accordo M5S-Lega dà fastidio al "politicamente corretto", forse è la strada giusta
Non si sa se e come nascerà il governo M5S-Lega e quanto riuscirà
a fare delle promesse elettorali durante il proprio percorso (sicuramente molto poco), però il fatto che
sta facendo già tanto “scandalo” nel mondo del “politicamente corretto” è già
un successo e lo rende ai cittadini meno abbienti e vessati dall’attuale
sistema, sicuramente più simpatico.
In questi giorni si è visto e sentito di
tutto. Non si contano, tra giornalisti e personaggi in vista, i voltagabbana:
quelli che prima odiavano il M5S e/o la Lega e ora li giustificano o viceversa.
Per non parlare della cara Europa che sta “minacciando” in tutti i modi l’Italia
perché ha paura che il nuovo governo non si stenda ai loro piedi come i
precedenti.
Poi ci sono quei (pochi) che ancora sostengono il Pd e lo volevano
vedere alleato con il M5S (pur di evitare il centrodestra) ma sono stati delusi
dal loro stesso partito che ha detto “no”.
Questi non sanno più cosa dire e continuano
a dare la colpa al partito per non aver accettato la proposta di Di Maio senza
rendersi nemmeno conto dei danni il Pd ha fatto negli ultimi anni; e
dimenticano pure la democrazia che, pur se in Italia ormai vale poco, non deve mettere
al governo chi è stato palesemente buttato fuori con il voto ed è in minoranza.
Poi naturalmente vi sono tutti quelli che hanno moltissimi privilegi dall’attuale
politica: magistrati, cooperative, banche, alcuni quotidiani, ecc. che urlano
al “populismo”.
Insomma, tutto questo polverone che si sta alzando dal mondo “intellettuale”
fa pensare che siamo sulla stara giusta per cominciare un cambiamento.
(MS)
giovedì 10 maggio 2018
Altroconsumo: rimborso per telefonia fatturata a 28 giorni
Altroconsumo sta raccogliendo le adesioni per le richieste di rimborso per ciò che è stato pagato indebitamente in merito alla fatturazione a 28 giorni, fino al ritorno alla fatturazione mensile (con vergognoso pari aumento).
Lo dice la legge: dal 5 aprile le fatture non possono più essere ogni 28 giorni, ma devono essere mensili. Ma gli operatori stanno rispettando la legge? Ad una prima analisi sembrerebbe di sì. Nel frattempo continuiamo a raccogliere le richieste di rimborso dei consumatori: sostienici per avere indietro quanto pagato ingiustamente.
Lo dice la legge: dal 5 aprile le fatture non possono più essere ogni 28 giorni, ma devono essere mensili. Ma gli operatori stanno rispettando la legge? Ad una prima analisi sembrerebbe di sì. Nel frattempo continuiamo a raccogliere le richieste di rimborso dei consumatori: sostienici per avere indietro quanto pagato ingiustamente.
Dal 5 aprile la fatturazione torna mensile. Tornerai quindi a pagare 12 mensilità all'anno, senza l'obolo della tredicesima mensilità che le compagnie si erano inventate portando la fatturazione ogni 28 giorni anziché
ogni mese. Ci siamo chiesti se fosse davvero così e, per ora, abbiamo
visto che tutti gli operatori stanno rispettando la legge. E se anche
tu, fino a due giorni fa, avevi la bolletta ogni 28 giorni, verifica che il tuo operatore abbia adeguato periodicità.
Il provvedimento dell'Antitrust arriva proprio a stretto giro dal nostro esposto e segue gli accertamenti (nelle sedi dei vari operatori) da parte della Guardia di Finanza, impegnata nelle scorse settimane ad accertare proprio l'esistenza di possibili accordi tra gli operatori di telefonia fissa e mobile sulla fatturazione delle bollette e sugli aumenti.
onsumatori ricevano indietro quanto versato indebitamente. Si tratta di un problema che riguarda milioni di consumatori: fino a
Link di Altroconsumo per chiedere il rimborso
Data la situazione attuale, è probabile che tutti i consumatori che hanno subito una rimodulazione a 28 giorni abbiano diritto a un rimborso di quanto pagato in più rispetto alla tariffazione basata sul mese solare.
Dal 5 aprile 2018 gli operatori si sono dovuti adeguare alla nuova normativa, tornando alla fatturazione a cadenza mensile: è quanto stabilito dalla Legge. In risposta, alcuni operatori stanno comunicando ai loro clienti il ritorno alla fatturazione mensile lasciando però invariato il costo annuale: sparisce il tredicesimo canone (dovuto al conteggio sulla base dei 28 giorni) e i relativi costi vengono di fatto spalmati sugli altri 12. Il problema è che non fanno altrettanto con il traffico disponibile (i minuti o i giga inclusi nel piano), determinando così un aumento del costo totale. Un modo per assicurarsi comunque gli introiti incassati con il passaggio alla fatturazione a 4 settimane. Tra gli operatori che stanno facendo questo giochino ci sono Tim, Vodafone e Fastweb, tre dei quattro leader di mercato che, così facendo, soffocano la possibilità di scelta e risparmio per gli utenti. Per questo abbiamo segnalato le loro intese anticoncorrenziali all'Antitrust. Dalle nostre analisi, al momento l'unico operatore ad aver mantenuto il costo periodico invariato ci risulta essere PosteMobile.
Aumenti: operatori d'accordo?
L'Antitrust, nel suo ultimo provvedimento, sostiene di avere prove sufficienti per confermare che gli operatori si siano accordati per rincarare tutti insieme le proprie tariffe dell'8,6%. Un rincaro che le compagnie telefoniche hanno attribuito alla recente norma che le obbliga a tornare a proporre offerte con fatturazione mensile. In realtà la norma non giustifica nessun aumento che, secondo il Garante per la Concorrenza e il Mercato, sarebbe stato deliberatamente studiato a tavolino con un accordo tra tutti gli operatori coinvolti. Per questo motivo, nel provvedimento, il Garante ha anche chiesto l'immediata sospensione degli aumenti.Il provvedimento dell'Antitrust arriva proprio a stretto giro dal nostro esposto e segue gli accertamenti (nelle sedi dei vari operatori) da parte della Guardia di Finanza, impegnata nelle scorse settimane ad accertare proprio l'esistenza di possibili accordi tra gli operatori di telefonia fissa e mobile sulla fatturazione delle bollette e sugli aumenti.
Chiediamo il rimborso
Noi non ci fermiamo: continuiamo a chiedere che tutti i c12 milioni di utenti di linea fissa e 60 milioni di utenti di telefonia mobile, infatti, con le fatture a 28 giorni hanno pagato un mese in più all'anno. 13 miliardi di euro il valore di mercato in gioco. Ci stiamo battendo per chiedere agli operatori di restituire ai consumatori i soldi sottratti ingiustamente: un rimborso di ben 1 milione di euro che potrebbe tornare nelle tasche dei consumatori e darebbe un chiaro segnale alle compagnie telefoniche che da oltre un anno esercitano il loro potere modificando a piacimento le offerte commerciali senza tenere conto degli utenti. Per questo è importante anche il tuo sostegno. Iscriviti anche tu per far parte di questa battaglia ed essere informato sugli sviluppi di questa azione.onsumatori ricevano indietro quanto versato indebitamente. Si tratta di un problema che riguarda milioni di consumatori: fino a
Link di Altroconsumo per chiedere il rimborso
Le bollette a 28 giorni sono illegittime
A febbraio il Tar ha respinto il ricorso presentato dall'Asstel e da Tim, Vodafone, WindTre, Fastweb ed Eolo contro l'ormai nota delibera 121 di Agcom, quella che ha stabilito la fatturazione mensile come unica possibilità per i gestori. Un tassello che, dichiarando di fatto illegittime le bollette conteggiate su 28 giorni, va ad aggiungersi alla vicenda che da mesi tenta di ristabilire l'ordine nel mercato della telefonia. Lo stesso Tar ha però sospeso i rimborsi automatici a partire dal 23 giugno 2017 e che avrebbero dovuto restituire ai consumatori quanto pagato in più, proprio a causa delle bollette calcolate su 4 settimane.Data la situazione attuale, è probabile che tutti i consumatori che hanno subito una rimodulazione a 28 giorni abbiano diritto a un rimborso di quanto pagato in più rispetto alla tariffazione basata sul mese solare.
Dal 5 aprile 2018 gli operatori si sono dovuti adeguare alla nuova normativa, tornando alla fatturazione a cadenza mensile: è quanto stabilito dalla Legge. In risposta, alcuni operatori stanno comunicando ai loro clienti il ritorno alla fatturazione mensile lasciando però invariato il costo annuale: sparisce il tredicesimo canone (dovuto al conteggio sulla base dei 28 giorni) e i relativi costi vengono di fatto spalmati sugli altri 12. Il problema è che non fanno altrettanto con il traffico disponibile (i minuti o i giga inclusi nel piano), determinando così un aumento del costo totale. Un modo per assicurarsi comunque gli introiti incassati con il passaggio alla fatturazione a 4 settimane. Tra gli operatori che stanno facendo questo giochino ci sono Tim, Vodafone e Fastweb, tre dei quattro leader di mercato che, così facendo, soffocano la possibilità di scelta e risparmio per gli utenti. Per questo abbiamo segnalato le loro intese anticoncorrenziali all'Antitrust. Dalle nostre analisi, al momento l'unico operatore ad aver mantenuto il costo periodico invariato ci risulta essere PosteMobile.
martedì 8 maggio 2018
Grazie a tutti i partiti per il non-governo
Come era prevedibile grazie all’assurda legge elettorale con cui siamo andati a votare, il Rosatellum, tutti i partiti, nella più totale irresponsabilità nei confronti del paese e ignorando il volere degli elettori, non sono riusciti a trovare un accordo per un governo che potesse fare almeno le cose più urgenti e importanti, compreso una legge elettorale che possa portare a una maggioranza.
Le varie forze politiche, tra veti, controveti e proposte “indecenti” persino verso chi ha perso palesemente le elezioni, hanno dimostrato di essere sempre e solo al servizio della politica stessa (spesso marcia e corrotta), che guarda solo a denigrare l’avversario e ai propri privilegi, compreso quello di mantenere o ottenere una poltrona troppo pagata.
In questo modo, oltre a farci perdere due mesi di tempo, ci hanno lasciato in mano ai soliti politici non eletti (da cui siamo purtroppo “abituati” da 7 anni) per la gioia dei burocrati, dell’Europa sanguisuga e degli interessi delle “elite”.
Ora si parla di tornare al voto perdendo altro tempo e altri soldi che saranno buttati via inutilmente, soprattutto se non si cambia la legge elettorale (e con questa continuità di governo è difficile) ottenendo probabilmente come unico risultato di fare aumentare l’astensionismo di chi non crede più a nessuno in politica, l’unico “partito” che esce veramente vincente da tutte le elezioni ma di cui nessuno tiene conto.
(MS)
giovedì 3 maggio 2018
I (troppi) soldi pubblici ai giornali nel 2016
Il 31 marzo il dipartimento dell’editoria di palazzo Chigi ha chiuso l’assegnazione dei contributi del 2016 alle imprese editrici, circa 52 milioni di euro divisi per 53 testate, a cui si aggiungono i fondi destinati ad altre specifiche categorie di impresa editoriale.
La testata che ha ricevuto il finanziamento più cospiscuo è Avvenire, 5 milioni e 900 mila euro, seguita da Italia Oggi, 4 milioni e 800 mila euro, Libero, con 3 milioni e 700 mila euro e da Il Manifesto con 3 milioni.
Purtroppo fino al 2017 compreso i contributi all’editoria verranno distribuiti secondo i vecchi criteri, ossia ai giornali organi di partiti politici, quelli editi da cooperative di giornalisti, e quelli riferimento di minoranze linguistiche, di comunità italiane all’estero, di enti morali.
Fortunatamente dal 2018 vi sarà una stretta. Entra infatti in vigore la legge approvata nel 2017 che ha introdotto nuovi criteri per i contributi diretti all’ditoria: dalle imprese che possono beneficiare del sostegno pubblico sono stati eliminati «gli organi di informazione dei partiti, movimenti politici e sindacali», e sono stati stabiliti alcuni obblighi per tutte le altre per poter avere i fondi come per esempio editare anche una versione digitale del quotidiano o del periodico.
La testata che ha ricevuto il finanziamento più cospiscuo è Avvenire, 5 milioni e 900 mila euro, seguita da Italia Oggi, 4 milioni e 800 mila euro, Libero, con 3 milioni e 700 mila euro e da Il Manifesto con 3 milioni.
Purtroppo fino al 2017 compreso i contributi all’editoria verranno distribuiti secondo i vecchi criteri, ossia ai giornali organi di partiti politici, quelli editi da cooperative di giornalisti, e quelli riferimento di minoranze linguistiche, di comunità italiane all’estero, di enti morali.
Fortunatamente dal 2018 vi sarà una stretta. Entra infatti in vigore la legge approvata nel 2017 che ha introdotto nuovi criteri per i contributi diretti all’ditoria: dalle imprese che possono beneficiare del sostegno pubblico sono stati eliminati «gli organi di informazione dei partiti, movimenti politici e sindacali», e sono stati stabiliti alcuni obblighi per tutte le altre per poter avere i fondi come per esempio editare anche una versione digitale del quotidiano o del periodico.
Il provvedimento stabilisce le categorie delle imprese legittimate a chiedere il sostegno pubblico, i requisiti di accesso al contributo e i criteri che presiedono alla sua determinazione quantitativa, oltre al procedimento di liquidazione dei contributi. Possono essere destinatarie dei contributi all’editoria le imprese editrici costituite nella forma di:
- cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;
- imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro, limitatamente ad un periodo transitorio di cinque anni dall’entrata in vigore della legge di delega;
- enti senza fini di lucro ovvero imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;
- imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;
- imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per non vedenti e ipovedenti;
- associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo;
- imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.
Sono invece espressamente escluse le imprese editoriali quotate in Borsa, le imprese editrici di organi d’informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali, nonché le pubblicazioni specialistiche. Per alcune tipologie di imprese editrici si riduce inoltre il limite dei cinque anni di costituzione dell’impresa e di pubblicazione della testata, portandolo a due, e si consente perciò l’accesso ai contributi a nuove iniziative editoriali.
I requisiti di accesso sono resi più rigorosi, richiedendo fra l’altro che l’edizione cartacea sia affiancata da quella digitale, e prevedendo obblighi sull''applicazione dei contratti di lavoro.
Ancora troppo perchè ogni quotidiano, rivista, giornale, ecc. dovrebbe vivere con le proprie entrate come fanno già altri quotidiani (es. Il Fatto Q., La Verità).
Chi vuole farsi un'idea dei giornali che prendono i nostri soldini, ecco le foto. E non sono spiccioli.
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