mercoledì 8 ottobre 2014

Qualche valutazione sul Tfr in busta paga



La novità di Renzi di mettere parte o tutto il Tfr in busta paga, senza peraltro avere chiaro come al lato pratico, ha il sapor di una beffa. Diversamente dal bonus di 80 euro (che almeno è pagato dal fisco) quella di dare maggiori entrate in busta paga elargendo soldi che sono già di chi li avrebbe è una mossa che costa poco o, peggio, può tassare ancora di più il già tanto tartassato lavoro dipendente. Sono tante le valutazioni da fare. Il Tfr è un sostegno quando finisce un rapporto di lavoro che frutta un interesse di almeno l’1,5% annuo (più di tutti gli investimenti “sicuri”). 

E’ una risorsa per chi va in pensione, visto il calo smisurato della percentuale pensionistica degli ultimi anni. Inoltre è a tassazione separata, con un’aliquota media in base agli scaglioni di reddito applicati al dipendente e inoltre la rivalutazione, per il Tfr maturato dal 2001, è tassata all’11%. Cosa succederebbe se venisse messo in busta paga? Verrebbe tassato come il resto del reddito andando quindi ad aumentare l’imponibile fiscale ed incidendo sulle addizionali regionali e comunali, assegni famigliari e tutto ciò che si basa sul reddito? Andrebbe in questo modo ad incidere anche sul bonus di 80 euro.

 Inoltre cosa succede a chi lo versa al fondo pensione? Avrebbe una disparità con chi lo prende in busta paga. Poi vi è tutta la parte versata all’Inps obbligatoriamente dalle aziende con più di 50 dipendenti, un’entrata enorme per lo Stato. Non ultimo verrebbe a mancare un supporto per le piccole aziende che dovrebbero anticipare una cifra che ora accantonano. Renzi le vuole aiutare con le banche, non credo riuscirà a farlo a costo zero, almeno per le imprese. 

Qualsiasi scelta venisse fatta sarebbe comunque difficile da mettere in pratica in modo equo e sarebbe un’ulteriore impegno per i sostituti d’imposta che già fanno i salti mortali per applicare correttamente tutte le normative fiscali e previdenziali.
(resp. amm.va e gestione paghe)

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