La novità di Renzi di mettere parte o tutto il Tfr in busta
paga, senza peraltro avere chiaro come al lato pratico, ha il sapor di una
beffa. Diversamente dal bonus di 80 euro (che almeno è pagato dal fisco) quella
di dare maggiori entrate in busta paga elargendo soldi che sono già di chi li
avrebbe è una mossa che costa poco o, peggio, può tassare ancora di più il già
tanto tartassato lavoro dipendente. Sono tante le valutazioni da fare. Il Tfr è
un sostegno quando finisce un rapporto di lavoro che frutta un interesse di
almeno l’1,5% annuo (più di tutti gli investimenti “sicuri”).
E’ una risorsa
per chi va in pensione, visto il calo smisurato della percentuale pensionistica
degli ultimi anni. Inoltre è a tassazione separata, con un’aliquota media in
base agli scaglioni di reddito applicati al dipendente e inoltre la
rivalutazione, per il Tfr maturato dal 2001, è tassata all’11%. Cosa
succederebbe se venisse messo in busta paga? Verrebbe tassato come il resto del
reddito andando quindi ad aumentare l’imponibile fiscale ed incidendo sulle addizionali
regionali e comunali, assegni famigliari e tutto ciò che si basa sul reddito?
Andrebbe in questo modo ad incidere anche sul bonus di 80 euro.
Inoltre cosa
succede a chi lo versa al fondo pensione? Avrebbe una disparità con chi lo
prende in busta paga. Poi vi è tutta la parte versata all’Inps
obbligatoriamente dalle aziende con più di 50 dipendenti, un’entrata enorme per
lo Stato. Non ultimo verrebbe a mancare un supporto per le piccole aziende che
dovrebbero anticipare una cifra che ora accantonano. Renzi le vuole aiutare con
le banche, non credo riuscirà a farlo a costo zero, almeno per le imprese.
Qualsiasi scelta venisse fatta sarebbe comunque difficile da mettere in pratica
in modo equo e sarebbe un’ulteriore impegno per i sostituti d’imposta che già
fanno i salti mortali per applicare correttamente tutte le normative fiscali e
previdenziali.
(resp. amm.va e gestione paghe)
Nessun commento:
Posta un commento