mercoledì 1 ottobre 2014

La (giusta) rabbia di Roma raccontata da Bechis

Franco Bechis scrive oggi su Libero un articolo che mette in luce, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il grande problema dell'immigrazione nelle grandi città Problema che molti ancora non vogliono vedere pur essendo sotto gli occhi di tutti (o quasi..). E come le istituzioni cerchino di "rosolvere" i problemi.
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Roma capoccia dell’odio anti-immigrati - Franco Bechis - Libero - 1 ottobre 2014

Nell’ultimo  mese  è  statov quasi un bollettino di guerra.  Risse  notturne,  assalti,
borseggi,  rapine,  violenze sessuali. Un quartiere della periferia est della capitale -
Corcolle- a caccia di immigrati dopo che un gruppo di questi ultimi hanno assalito per due
notti bus di linea cercando di violentare  un’autista  dell’aziendalocaledeitrasporti,l’A-
tac. Forse per la prima volta in questi annia Roma è esplosa l’emergenza immigrati. I
casi di cronaca nera hanno contrassegnato tutti i giorni di questa estate, e quasi sem-
preilprotagonistaerastraniero, un clandestino, o uno dei presunti «profughi» assegna-
tiallaCapitale dopolemigliaia di sbarchi di questi mesi.
Ne sono arrivati più di novemila in città, e in brevissimo periodo: erano 7mila ad ago-
sto, e la crescita rischia di essere esponenziale. Sono statismistati di quartiere in quar-
tiere con una regia comune delle autorità di pubblica sicurezza e delle istituzioni,co-
munediRoma inprimis.Ivari gruppi di immigrati sono stati tenuti lontani dal centro
storico per non spaventare i turisti,e destinati alle zone periferiche. Le  stesse  che  già
hanno dovuto convivere con i campi omadi  cittadini coccolati dalle giunte di sinistra
(e tornati a risplendere con il sindaco  Ignazio  Marino)  e con la tradizionale immigra-
zione clandestina o regolare che fosse.
Quelche è accaduto a Corcolle è stato la punta dell’iceberg di un nuovo clima che si
respira nella Capitale. Quel gruppo di «profughi» ubriachi che hanno tentato di vio-
lentare  la  donna-autista  di bus, hanno fatto esplodere una rabbia dei residenti che
covava già da tempo. I fatti si sono ripetuti simili qualche ora dopo, e dopo cortei di
protesta e mini-ronde antiimmigrati.  La  popolazione non sente ragioni,e non vuo-
le sotto casa i 500 profughi che sono stati assegnati. A Corcolle il caso è divampato,
ma non è diverso negli altri quartieri periferici di Roma.
Non sembra accorgersene il sindaco, che da giorni straparla proponendo le sue ri-
cette «pop» di efficacia pressochè nulla.Marino è in difficoltà, totalmente isolato an-
che dai suoi (il Pd lo avrebbe già mandato a casa, ma è frenato dal timore di non torna-
re in Campidoglio dopo i danni compiuti in città). Il primo giorno della rivolta ha prova-
to ad accarezzare la pancia della gente:«Manderò gli immigrati nei quartieri vip, an-
che ai Parioli», che sarebbe come fare un campo profughi nel quadrilatero della mo-
da a Milano. Ieri è passato da una trasmissione radio all’altra prima lamentandosi del-
l’eccesso di assegnazioni di profughi a Roma,poi piagnuolando e battendo cassa al
governo (è la sola cosa vera che ha fatto in questi mesi), perchè se anche lui avesse
quei 30 euro ad immigrato da dare  a  chi sia  disposto all’ospitalità, il problema sa-
rebbe risolto. Una cosa in realtà il sindaco l’ha fatta per evitare altri casi Corcolle: ha
tagliato con il forbicione gran parte delle linee bus che andavano nelle periferie roma-
ne. Starà gongolando ora: se non ci sono i bus,gli immigrati non possono mica assaltar-
li. Per lui è l’uovo di Colombo. Per la gente che vive in quelle periferie è altra benzi-
na   lanciata   irresponsabilmente sul fuoco.

Marino cimette del suo nel fare guai,ma il caso Roma dovrebbe attirare ben altri occhi
di quelli di un piccolo sindaco di scarsa esperienza e ancora minori capacità.La capi-
tale per storia millenaria e vocazione imposta dal suo ruolo è stata fra le città al mondo
più tolleranti e aperta a mischiarsi con lo straniero. Una città d’arte, la capitale della
cristianità   mondiale,   non avrebbe potuto fare altro, e ha avuto anche i suoi bei van-
taggi da quella tolleranza. Ma il clima è cambiato, e per la prima volta si legge in ogni
quartiere  una  insofferenza che ben ha sperimentato il Nord Italia in questi anni. Ro-
ma è la città del potere, degli statali che hanno conservato il posto di lavoro quando tutti
gli altri lo perdevano. Ha i suoi privilegi. Ma riguardano una piccola parte dei suoi resi-
denti. Almeno un milione e mezzo di abitanti non mangia con il Palazzo e i suoi din-
torni. Vive  in  quartieri  che spesso sono ghetti, in condizioni di povertà e talvolta di
miseria. Ha sentito forse più di altri la crisi che ha falcidiato esercizi commerciali, mes-
so in ginocchio migliaia di famiglie. Manca quel che serve a vivere, e quel poco che c’è
viene tolto di giorno in giorno. Non è più il momento di dividere con altri. Mentre gli
esercizideiromanichiudevano per crisi, ad ogni angolo di strada aprivano una botteguc-
cia o un chiosco cinesi, indiani, cittadini del Bangladesh, africani. E quella crisi che c’e-
ra è diventata ancora più pesante  da  sopportare.  Quei quartieri rischiano di trasfor-
marsi nelle banlieu di Parigi alcontrario,perchèquilacaccia è agli immigrati.
Non è solo Roma a bruciare di questo fuoco, e bisogna accorgersene  in  fretta.  Per-
chè anche nella Sicilia di Crocetta ogni settimana si registrano episodi simili: questo
continuo flusso di clandestini e profughi sta accendendo gli animi dei residenti, e gli inci-
denti fin qui capitati sono solo la spia di quel che sta per accadere.Basterebbeguarda-
re e mettere in fila i fatti per capirecomequelladell’immi-grazione  (e  della  sicurezza
che è strettamente legata) sia diventata la prima emergenza nazionale.Purtroppo l’ulti-
ma di cui si occupa una classe politica e dirigente colpevolmente  distratta  da  altre
inutilità...

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