E’ piuttosto penosa la reazione della politica alle dure parole di
Piercamillo Davigo, nuovo presidente dell’Anm. Davigo ha espresso
un’opinione sulla corruzione e sulla illegalità all’interno delle sale
del potere che è condivisile da qualsiasi cittadino onesto.
Lo dovrebbe
essere anche per quei politici che fanno il loro lavoro onestamente,
invece da ogni parte si sono levate proteste e accuse di propaganda
giudiziaria contro il governo. Anche il premier Renzi si è espresso con
la solita retorica dicendo che i politici che rubano fanno schifo, vanno
trovati, giudicati e condannati ma che dire che tutti sono colpevoli
significa dire che nessuno è colpevole. E vuole nomi e cognomi dei
colpevoli.
A parte la frase
scontata, lui i nomi disdicevoli per ricoprire un ruolo pubblico li
dovrebbe conoscere bene visto che ne ha tenuti parecchi nel suo partito e
al governo, ne ha presi altri durante il suo incarico da premier e non
li allontana se non vi è proprio costretto per l’alto polverone che
alzano le scoperte della magistratura. Invece di parlare di conflitto
tra magistrati e politici, si liberi di tutti gli inquisiti, condannati e
indagati che ha intorno e il presunto conflitto sparirà d’incanto.
(pubblicato, in parte, sul Fatto Q. del 30 aprile 2016)
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giovedì 28 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
Italiani, cittadini indifferenti e disinformati
Come era prevedibile il referendum sulle trivelle non ha
raggiunto il quorum, addirittura l’affluenza è stata più bassa di quella che ci
si aspettava.
Tolto chi non è andato a votare perché pensa che le trivelle
debbano continuare il loro lavoro (pensiero legittimo in democrazia), ha sicuramente
giocato un ruolo chiave in questo risultato la voluta disinformazione in
televisione ma anche l’indifferenza e la rassegnazione dei cittadini italiani. Siamo
un popolo al quale stanno togliendo, giorno dopo giorno, un po’ di democrazia e
non sa ribellarsi nemmeno quando si tratta di fare il gesto più elementare,
votare, indipendentemente da ciò che si vota.
Ci stanno abituando a pensare che il nostro voto non serve più a nulla e,
nonostante le tante lamentele che si sentono continuamente da ogni parte, al
lato pratico siamo un paese assente, che non si informa e che non ha voglia di
prendersi nemmeno l’impegno di farlo per una scelta che sia almeno consapevole.
Forse ci meritiamo quello che abbiamo, ovvio che con cittadini così delusi e
rassegnati i governi poco democratici come quello attuale hanno gioco facile.
(Pubblicato sul Fatto Q. del 19 aprile 2016)
(Pubblicato sul Fatto Q. del 19 aprile 2016)
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giovedì 14 aprile 2016
Appello per il voto del 17 aprile
Domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle
trivelle in mare. E’ importante andare a votare, qualunque sia il voto
espresso, per cercare di riconquistare una democrazia che lentamente ma
inesorabilmente ci stanno togliendo. E’ importante dare un segnale di
interesse, far capire che noi cittadini non ci arrendiamo a chi vuole
silenziarci.
Che siamo informati, che lottiamo per i nostri diritti e, nonostante
un premier che vergognosamente spera nei cittadini indifferenti, andiamo a fare
quello che è un nostro diritto e dovere.
Oltre a votare su un argomento importante come la salvaguardia del nostro mare e, per chi voterà sì, contro gli interessi dei ricchi petrolieri, è importante far capire al governo Renzi che non accettiamo “consigli” sul nostro futuro.
Inoltre, visto che volutamente questo referendum non è stato accorpato alle elezioni comunali, come sarebbe stato logico per risparmiare 300 milioni di euro, nella speranza del non raggiungimento del quorum, non avremo speso soldi dei cittadini inutilmente.
(Pubblicato in parte su Libero del 17 aprile 2016)
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martedì 12 aprile 2016
Meglio limitare le intercettazioni che debellare la corruzione
Ogni volta che si scopre qualche scandalo che coinvolge
membri del governo molto vicini al premier, qualunque esso sia negli anni,
subito si torna a parlare di limitare le intercettazioni e fermarne la
pubblicazione sui quotidiani, almeno quelli che “osano” scriverle.
Soprattutto
se ciò accade vicino a delle elezioni. Come se il problema fosse lo scoprire gli
ennesimi intrallazzi in cui si infilano parlamentari di qualsiasi colore
politico (o quasi) e non la disonestà e la corruzione che abitano regolarmente
gli ambienti ministeriali.
Anche Matteo Renzi non è insensibile all’argomento
e, contrariamente a quanto ha sempre affermato prima di diventare Capo del
Governo, prova a riprendere in mano la questione intercettazioni dimostrando
una volta di più che anche questo governo non vuole affrontare e debellare il
problema criminalità nelle proprie stanze ma vuole nasconderlo diventandone
complice.
(Pubblicato sul Fatto Q.del 23 aprile 2016)
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venerdì 8 aprile 2016
Difficile arrivare a condanne certe in Italia e con l'estero
Vedendo la educata diatriba tra due persone di spessore come
l’ex sostituto Procuratore di Palermo Antonio Ingroia e il Procuratore della
Repubblica di Torino Armando Spataro sul Fatto Quotidiano per il caso Regeni,
si rimane perplessi per come possono venire interpretate diversamente le leggi
italiane e come sia difficile, in generale, la cooperazione con l’estero.
Sicuramente
il nostro ordinamento giudiziario è molto complesso e cavilloso, forse per
questo a volte si rimane stupefatti di come vengano emesse sentenze opposte nei
tre gradi di giudizio che scagionano o condannano l’imputato in maniera discutibile,
almeno per l’opinione pubblica.
Ma evidentemente anche i rapporti con le
autorità estere, soprattutto con quelle di paesi extraeuropei, sono molto
difficili e difficilmente portano alla verità perfino su casi che muovono l’opinione
pubblica come il caso di Regeni o dei marò in India. Difficile sempre e
comunque arrivare alla verità e a condanna certa.
(pubblicato sul Fatto Q.del 9 aprile 2016)
(pubblicato sul Fatto Q.del 9 aprile 2016)
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lunedì 4 aprile 2016
Boschi si dovrebbe dimettere subito
La posizione del Ministro Maria Elena Boschi comincia ad
essere molto imbarazzante perché questa persona continui a ricoprire il
delicato e importante ruolo istituzionale alla quale è stata assegnata dal
Premier Matteo Renzi. Sono ormai troppi gli scandali nei quali il suo nome viene
fuori in modo ambiguo. Nel 2014 vi sono
stati i problemi del padre, membro del Cda di Banca Popolare dell’Etruria e del
Lazio, per la maxi multa inflitta da Bankitalia per violazioni della
trasparenza bancaria.
Poi vi è stato il chiaro conflitto di interessi quando il
decreto “salva banche” ha rovinato molti risparmiatori di 4 banche in
fallimento, tra le quali vi è Banca Etruria di cui il padre della Boschi era
vicepresidente al momento del commissariamento del febbraio 2015 e dove vi è
anche il fratello.
Ora viene fuori questa telefonata del ministro Federica Guidi che la menziona a proposito dello scandalo dei rifiuti in Basilicata sostenendo che il ministro Boschi avrebbe fatto passare un emendamento che avrebbe agevolato gli affari del suo fidanzato Gianluca Gemelli.
Ora viene fuori questa telefonata del ministro Federica Guidi che la menziona a proposito dello scandalo dei rifiuti in Basilicata sostenendo che il ministro Boschi avrebbe fatto passare un emendamento che avrebbe agevolato gli affari del suo fidanzato Gianluca Gemelli.
Alla luce di
tutto questo non sarebbe indispensabile e di buon gusto che Maria Elena Boschi
si dimettesse e che il premier smettesse di appoggiarla in toto rendendosi
complice e ridicolo?
(pubblicato sul Fatto Q. del 5 aprile 2016)
(pubblicato sul Fatto Q. del 5 aprile 2016)
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