giovedì 28 aprile 2016

Davigo, Renzi e la politica colpevole

E’ piuttosto penosa la reazione della politica alle dure parole di Piercamillo Davigo, nuovo presidente dell’Anm. Davigo ha espresso un’opinione sulla corruzione e sulla illegalità all’interno delle sale del potere che è condivisile da qualsiasi cittadino onesto.

Lo dovrebbe essere anche per quei politici che fanno il loro lavoro onestamente, invece da ogni parte si sono levate proteste e accuse di propaganda giudiziaria contro il governo. Anche il premier Renzi si è espresso con la solita retorica dicendo che i politici che rubano fanno schifo,  vanno trovati, giudicati e condannati ma che dire che tutti sono colpevoli significa dire che nessuno è colpevole. E vuole nomi e cognomi dei colpevoli.

A parte la  frase scontata, lui i nomi disdicevoli per ricoprire un ruolo pubblico li dovrebbe conoscere bene visto che ne ha tenuti parecchi nel suo partito e al governo, ne ha presi altri durante il suo incarico da premier e non li allontana se non vi è proprio costretto per l’alto polverone che alzano le scoperte della magistratura. Invece di parlare di conflitto tra magistrati e politici, si liberi di tutti gli inquisiti, condannati e indagati che ha intorno e il presunto conflitto sparirà d’incanto.
(pubblicato, in parte, sul Fatto Q. del 30 aprile 2016)

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lunedì 18 aprile 2016

Italiani, cittadini indifferenti e disinformati



Come era prevedibile il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum, addirittura l’affluenza è stata più bassa di quella che ci si aspettava.
Tolto chi non è andato a votare perché pensa che le trivelle debbano continuare il loro lavoro (pensiero legittimo in democrazia), ha sicuramente giocato un ruolo chiave in questo risultato la voluta disinformazione in televisione ma anche l’indifferenza e la rassegnazione dei cittadini italiani. Siamo un popolo al quale stanno togliendo, giorno dopo giorno, un po’ di democrazia e non sa ribellarsi nemmeno quando si tratta di fare il gesto più elementare, votare,  indipendentemente da ciò che si vota. 
 
Ci stanno abituando a pensare che il nostro voto non serve più a nulla e, nonostante le tante lamentele che si sentono continuamente da ogni parte, al lato pratico siamo un paese assente, che non si informa e che non ha voglia di prendersi nemmeno l’impegno di farlo per una scelta che sia almeno consapevole. 
Forse ci meritiamo quello che abbiamo, ovvio che con cittadini così delusi e rassegnati i governi poco democratici come quello attuale hanno gioco facile.
(Pubblicato sul Fatto Q. del 19 aprile 2016)

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giovedì 14 aprile 2016

Appello per il voto del 17 aprile



Domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle trivelle in mare. E’ importante andare a votare, qualunque sia il voto espresso, per cercare di riconquistare una democrazia che lentamente ma inesorabilmente ci stanno togliendo. E’ importante dare un segnale di interesse, far capire che noi cittadini non ci arrendiamo a chi vuole silenziarci. 

Che siamo informati, che lottiamo per i nostri diritti e, nonostante un premier che vergognosamente spera nei cittadini indifferenti, andiamo a fare quello che è un nostro diritto e dovere. 

Oltre a votare su un argomento importante come la salvaguardia del nostro mare e, per chi voterà sì, contro gli interessi dei ricchi petrolieri, è importante far capire al governo Renzi che non accettiamo “consigli” sul nostro futuro.

Inoltre, visto che volutamente questo referendum non è stato accorpato alle elezioni comunali, come sarebbe stato logico per risparmiare 300 milioni di euro, nella speranza del non raggiungimento del quorum, non avremo speso soldi dei cittadini inutilmente.
(Pubblicato in parte su Libero del 17 aprile 2016)
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martedì 12 aprile 2016

Meglio limitare le intercettazioni che debellare la corruzione



Ogni volta che si scopre qualche scandalo che coinvolge membri del governo molto vicini al premier, qualunque esso sia negli anni, subito si torna a parlare di limitare le intercettazioni e fermarne la pubblicazione sui quotidiani, almeno quelli che “osano” scriverle. 


Soprattutto se ciò accade vicino a delle elezioni. Come se il problema fosse lo scoprire gli ennesimi intrallazzi in cui si infilano parlamentari di qualsiasi colore politico (o quasi) e non la disonestà e la corruzione che abitano regolarmente gli ambienti ministeriali.

Anche Matteo Renzi non è insensibile all’argomento e, contrariamente a quanto ha sempre affermato prima di diventare Capo del Governo, prova a riprendere in mano la questione intercettazioni dimostrando una volta di più che anche questo governo non vuole affrontare e debellare il problema criminalità nelle proprie stanze ma vuole nasconderlo diventandone complice.
(Pubblicato sul Fatto Q.del 23 aprile 2016)

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venerdì 8 aprile 2016

Difficile arrivare a condanne certe in Italia e con l'estero



Vedendo la educata diatriba tra due persone di spessore come l’ex sostituto Procuratore di Palermo Antonio Ingroia e il Procuratore della Repubblica di Torino Armando Spataro sul Fatto Quotidiano per il caso Regeni, si rimane perplessi per come possono venire interpretate diversamente le leggi italiane e come sia difficile, in generale, la cooperazione con l’estero. 

Sicuramente il nostro ordinamento giudiziario è molto complesso e cavilloso, forse per questo a volte si rimane stupefatti di come vengano emesse sentenze opposte nei tre gradi di giudizio che scagionano o condannano l’imputato in maniera discutibile, almeno per l’opinione pubblica. 
Ma evidentemente anche i rapporti con le autorità estere, soprattutto con quelle di paesi extraeuropei, sono molto difficili e difficilmente portano alla verità perfino su casi che muovono l’opinione pubblica come il caso di Regeni o dei marò in India. Difficile sempre e comunque arrivare alla verità e a condanna certa.
(pubblicato sul Fatto Q.del 9 aprile 2016)

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lunedì 4 aprile 2016

Boschi si dovrebbe dimettere subito



La posizione del Ministro Maria Elena Boschi comincia ad essere molto imbarazzante perché questa persona continui a ricoprire il delicato e importante ruolo istituzionale alla quale è stata assegnata dal Premier Matteo Renzi. Sono ormai troppi gli scandali nei quali il suo nome viene fuori in modo ambiguo. Nel  2014 vi sono stati i problemi del padre, membro del Cda di Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, per la maxi multa inflitta da Bankitalia per violazioni della trasparenza bancaria. 

Poi vi è stato il chiaro conflitto di interessi quando il decreto “salva banche” ha rovinato molti risparmiatori di 4 banche in fallimento, tra le quali vi è Banca Etruria di cui il padre della Boschi era vicepresidente al momento del commissariamento del febbraio 2015 e dove vi è anche il fratello.

Ora viene fuori questa telefonata del ministro Federica Guidi che la menziona a proposito dello scandalo dei rifiuti in Basilicata sostenendo che il ministro Boschi avrebbe fatto passare un emendamento che avrebbe agevolato gli affari del suo fidanzato Gianluca Gemelli.

Alla luce di tutto questo non sarebbe indispensabile e di buon gusto che Maria Elena Boschi si dimettesse e che il premier smettesse di appoggiarla in toto rendendosi complice e ridicolo?
(pubblicato sul Fatto Q. del 5 aprile 2016)
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