Ero partita da quel primo binario alle 8 di quel maledetto 2 agosto per una delle tante “fughe” verso il mare.
Mio padre era sul vicino ponte di Galliera in moto quando vi è stato lo scoppio; ha capito subito, avendo vissuto i bombardamenti della guerra, che poteva essere solo una bomba perché lo scoppio delle bombe “le senti nello stomaco”, furano le sue parole.
Dopo un giorno di ansia e la fortuna dello scampato pericolo per entrambi, solo al mio rientro tra caos di treni e ritardi, ho capito veramente la gravità di quanto successo vedendo in quale stato di distruzione era l’ala destra della stazione.
L’orologio fermo ancora oggi alle 10,25 rimane un terribile ricordo per noi bolognesi e una testimonianza per chi passa in stazione, la parte ferita a morte è stata ricostruita fedelmente e vi è una lapide che ricorda i tanti morti innocenti che devono ancora avere giustizia.
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