La scelta del sottotitolo “Dizionario delle lingue
italiane” è una bellissima
anticipazione di ciò che verrà trattato
nel libro. Come sempre nei suoi testi Marco fa un preciso prologo
sull’argomento che tratterà nel libro in questione. In questo caso si parla del
giornalismo spesso venduto al potere e di come alcuni giornali scrivano
articoli che sono chiaramente di parte, quella del governo e dei potenti di
turno.
Con l’ironia che gli è solita, Marco riporta tanti esempi di frasi molto
asservite estrapolate da articoli (di cui riporta fedelmente la fonte perché
non scrive mai a vanvera, ma è sempre ben documentato) o addirittura articoli
interi che leccano molto il sedere della persona menzionata.
Questo “vizio” si è visto particolarmente negli ultimi 20/22
anni, a partire dal governo Berlusconi che è stato l’esempio più chiaro di
questo modo di scrivere a 90 gradi, probabilmente perché B. è padrone di
televisioni e di molti giornali che lo hanno portato ad essere il più
leccato. Ma anche con il governo Monti
non si è scherzato, si è arrivati a leccare perfino il suo cane.
Come non è stato da meno il Capo dello Stato Napolitano che,
con i suoi continui e discutibili moniti, è sempre stato appoggiato da gran
parte della stampa.
Ora anche il governo Renzi viaggia molto bene su questo
percorso, pur non possedendo giornali e televisioni, riesce comunque ad essere
costantemente al centro dell’attenzione con alcuni giornali che a ogni cosa che
fa, ogni frase detta o tweet, vede l’appoggio incondizionato alle sue parole,
spesso in modo veramente ridicolo.
Marco nel suo libro racconta
tutto questo e molto altro, un testo piacevole da leggere, non pesante e, a
tratti, pure divertente, se non ci fosse da piangere per la inutilità della
nostra informazione. Nel 2014 nella classifica della libertà di stampa siamo
scesi al 73esimo posto, tra la
Moldavia e il Nicaragua, dimostrando come la situazione sia in
peggioramento.
Oltre al potere di turno che è in
grado di controllare la stampa grazie alle intimidazioni fatte ai giornalisti,
alle leggi discutibili sulla libertà di scrivere o di parlare che spesso
portano a sentenze che costringono i giornali o i giornalisti a multe salatissime,
gioca a favore di questa sudditanza anche l’erogazione di finanziamenti
pubblici che quasi tutti i giornali (tranne il Fatto Quotidiano) percepiscono
in maniera vergognosa. E gioca a favore anche la pubblicità, spesso le aziende che
intendono pubblicizzare i loro prodotti o servizi scelgono i giornali che mai
li hanno criticati. E visto che in Italia la corruzione e gli inciuci sono
presenti quasi ovunque è facile immaginare come chi faccia il proprio mestiere
di giornalista veda difficilmente nel proprio giornale cadere la scelta
pubblicitaria della aziende. E qui possiamo menzionare nuovamente il Fatto
Quotidiano che ha ben poca pubblicità.
L’unico difetto che trovo in
questo libro è la presentazione in ultima di copertina che lo stesso Marco fa
del volume e l’uso ripetitivo della parola “leccaculo” (presente troppo spesso
anche nel volume). Essendo la prima cosa che una persona legge prendendo in
mano il libro per capirne il contenuto e deciderne magari l’acquisto, avrei
evitato. Ma è ben poca cosa di fronte all’intero testo.
Inoltre Marco sullo stesso
argomento e con lo stesso titolo ha portato (e spero porterà ancora) uno
spettacolo in teatro, edito da Promomusic, sicuramente esilarante tenendo conto
della bravura di Travaglio nell’oratoria. Il prossimo appuntamento dello
spettacolo è addirittura all'estero, dove Travaglio è sempre apprezzato come
ottimo giornalista libero. Sarà infatti a Ginevra il 19 settembre.
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