giovedì 6 giugno 2019

Csm, la conferma di quello che molti pensano


Con tutto ciò che sta succedendo dentro al Csm viene confermato quello che molti cittadini pensano da tempo, troppo spesso la magistratura sembra essere politicizzata se non addirittura corrotta.

La sensazione che alcune inchieste partano propri nei momenti politici più delicati o sotto elezioni, la discutibilità di alcune sentenze molto pesanti per alcuni o estremamente leggere per altri, la poca voglia di punire reati anche gravi se commessi da determinate “categorie” troppo protette, ha fatto perdere da tempo la fiducia nella magistratura che oltretutto è sempre troppo lunga nel risolvere le cause.

Ovviamente non tutta la magistratura, si spera, sarà così, ma sicuramente, nei grandi reati come anche  nei “piccoli”, si ha spesso la sensazione che la legge  non sia uguale per tutti e che troppo spesso i colpevoli rimangono impuniti e liberi di delinquere ancora a scapito delle persone danneggiate che oltre al danno hanno la beffa; e facendo arrabbiare le persone oneste che  arrivano a pensare che in questo paese l’onestà non paga.
(Pubblicato su Libero del 7 giugno 2019)
(MS)

martedì 4 giugno 2019

Non si riescono a fermare i call-center che disturbano

Un passo in avanti che nei fatti si trasforma in un nuovo stop. Questa la parabola della nuova legge contro il telemarketing approvata un anno e mezzo fa ma che ancora non riesce a vietare le chiamate indesiderate a tutte le ore, di giorno e di notte, per estorcere contratti di cui non si hanno ben chiare informazioni, clausole e prezzi.
Un martellamento da cui nessuno si salva e bollato dal garante delle Privacy come “molestia”, visto che da anni insidia la vita degli italiani costretti a subire un marketing selvaggio e aggressivo senza poter fare nulla per impedirlo. L’ Autorità che vigila sulla privacy ha, infatti, dato l’ ok al nuovo regolamento del Registro pubblico delle opposizioni che consentirebbe a oltre 117 milioni di utenze telefoniche – numeri fissi e cellulari – di liberarsi dalle chiamate commerciali e dalla ricezione della posta cartacea indesiderate.


Ma è un sì condizionato: il testo contiene diverse indicazioni pratiche, ma sostanziali, che il ministero dello Sviluppo economico deve apportare pena l’ entrata in vigore di una rivoluzione che da anni si aspetta e che dovrebbe finalmente liberare gli italiani dall’ assillo delle telefonate e consentire agli addetti ai call center di lavorare con le giuste tutele, uscendo fuori dal precariato e rilanciando un settore importante per la tenuta economica del Paese, alle prese però con aziende logorate da una guerra di prezzi che è andata a scapito della qualità del servizio e degli investimenti in innovazione.
Per estendere la possibilità di iscrivere al Registro delle opposizioni anche i numeri di telefonia mobile e i numeri riservati, o non presenti negli elenchi telefonici pubblici, il Garante in primo luogo ritiene che sia necessario precisare ulteriormente che l’ iscrizione al Registro comporta automaticamente l’ opposizione a tutti i trattamenti a fini promozionali, da chiunque effettuati, con la revoca anche dei consensi manifestati in precedenza.
Su questo specifico punto, l’ Autorità chiede di eliminare ogni riferimento alle categorie merceologiche degli operatori che potrebbero generare dubbi interpretativi e alimentare il contenzioso. Si potrebbe infatti dire “no” al telemarketing delle società di luce e gas e acconsentire a quelle di telefonia. La richiesta è anche di valutare l’ opportunità che nel Registro possano confluire tutti gli indirizzi postali indicati dai contraenti, anche quelli non presenti negli elenchi telefonici.
Poi, per rendere più esplicito l’ obbligo della norma ed evitare comportamenti non corretti, il Garante suggerisce al Mise di prevedere in caso di illeciti, una responsabilità della società “non derogabile contrattualmente in concorso o in solido” con i call center che hanno effettuato e gestito la chiamata promozionale.


Una strada dell’ inferno lastricata di buone intenzioni e che, soprattutto, dilata ancora di più i tempi di attuazione del Registro. Il regolamento contro il telemarketing selvaggio deve, infatti, essere riscritto per ottenere l’ ok dal Garante e poi va inviato al Mise che lo trasmetterà al Consiglio dei ministri per l’ approvazione definitiva, calcolando che fino ad ora il testo è già stato visionato dall’ Agcom e dalle commissioni Lavori pubblici di Senato e Camera che lo hanno approvato. Poi, una volta approvato, il testo va trasmesso alla Fondazione Bordoni, che su incarico del ministero dello Sviluppo economico gestisce il Registro delle opposizioni, affinché riorganizzi la gestione delle iscrizioni. Insomma, un iter che in termini di tempo significa almeno un altro anno.
Nel frattempo anche l’ altra novità entrata in vigore a inizio maggio è praticamente azzoppata: la possibilità di iscrivere al Registro anche gli indirizzi postali (con l’ eccezione dei volantini che non sono intestati e che continueranno ad arrivare) è possibile solo per chi è già iscritto al Registro, vale a dire 1.539.070 persone. Un’ arma ovviamente spuntata che ha fatto aumentare le violazioni amministrative contestate dal garante della Privacy: nel 2018 sono state 707, per lo più concernenti il trattamento illecito di dati e il telemarketing, e hanno fatto incassare oltre 8 milioni 160 mila euro, circa il 115% in più rispetto all’ anno precedente.
L’ ultima sanzione, in ordine di tempo, è stata inflitta l’ altro ieri: si tratta di una multa di 2.018.000 euro ad una società che aveva svolto, tramite un call center albanese, attività di telemarketing e teleselling per conto di una azienda del settore energetico. La Guardia di finanza, a seguito di un’ ispezione, aveva accertato che la società, oltre a non aver reso alcuna informativa alle persone contattate, non aveva richiesto come previsto il consenso al trattamento dei dati personali per finalità di marketing.
(fonte il fatto q.)